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A Palazzo Gallenga celebrati i 200 anni della lirica l'Infinito di Leopardi: esecuzione magistrale del duo Ragni-Bogliari

Una lirica ricordata – tra parole e musica – dal musicista e musicologo Stefano Ragni, con la complicità di quel finissimo e sensibile dicitore che è Gianfranco Bogliari

Dall’ermo colle di Recanati all’Aula Magna futurista di Palazzo Gallenga, risuona la voce del poeta dell’Infinito, per i duecento anni dalla composizione dei suoi versi più (meritatamente) famosi. A Perugia si celebra l’altissima lirica, intrisa di riflessioni esistenziali, che vanta ormai due secoli di vita e mantiene inalterata la profondità di pensiero e la musica. “Sempre caro mi fu quest’ermo colle”, una lirica ricordata – tra parole e musica – dal musicista e musicologo Stefano Ragni, con la complicità di quel finissimo e sensibile dicitore che è Gianfranco Bogliari.

Ragni intrattiene l’uditorio di studenti e appassionati con racconti di famiglia: il conte Monaldo e la moglie, marchesa Adelaide, Carlo e Paolina (oltre a Luigi e Pierfrancesco) i fratelli del conte Giacomo (battezzato Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro Leopardi). Famiglia appassionata di musica, fino al dispendio del patrimonio avito. Stefano Ragni condisce, da par suo, la brillante esposizione di aneddoti e di intermezzi musicali.

Dopo la conferenza del musicista perugino, entra in scena Bogliari a proporre le poesie più famose. Non solo “L’Infinito”, ma anche le liriche più intense, fino alla vicenda di quel pastore errante che dialoga con la Luna, pianeta impregnato di romanticismo, ma indifferente alle umane sorti. Interagendo col musicista che ha proposto brani di musica contemporanea di Fazil Say.

Un pomeriggio di musica e di parola, nel segno di una cultura alta che da sempre qualifica la Stranieri. Con una spigolatura musicale (Liszt, “Romance oubliée”) dedicata a Sergio Ragni, commovente per Stefano, che gli fu cugino, e per l’Inviato Cittadino, che gli fu amico. E per le persone che, in quelle aule del Gallenga, ne ascoltarono la parola, imbevuta di amore per il teatro, la musica, la cultura. La vita.

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