“Epifanie figurative dell’onirico”, i quattro moschettieri del pennello in mostra a Corciano
I “tre moschettieri” erano quattro. Proprio come i pittori in mostra a Corciano, presso la chiesa museo di San Francesco, sotto il brand “Epifanie figurative dell’onirico”. Pictores optimi, uniti da una comune appartenenza alla storia della Bernardino di Betto, istituzione formativa perugina dove sono – o sono stati – apprezzati docenti. Come ci ricorda Roberto Volpi, che di quella scuola fu stimato dirigente.
La mostra, per la curatela di Andrea Baffoni, si dilata fino all’8 gennaio, offrendo “mirabilia”, accomunate da una grande perizia pittorica, unita a freschezza d’ispirazione. Marco Balucani propone atmosfere ovattate, arditi incroci tra natura e scorci urbani, luoghi e non-luoghi in atmosfere metafisiche e sfuggenti. Con brandelli di umanità tormentata e sofferente. Paolo Bellegrandi dipinge lande desertiche di un temibile futuro che ci interroga sulla caducità della vita e sulle tante prospettive angosciose dell’esistere. Stefano Chiacchella, col suo linguaggio pop vitalistico e potente, presenta lampi di realismo di prorompente fisicità, spesso accompagnati da scritte tra il didascalico e il letterario. Ugo Levita inquadra la tela con visioni alla Magritte (con deciso taglio onirico), intrise di un’umanità che si colloca tra l’iperrealismo ed il delirio.
Un ventaglio di unità nella diversità. Modalità di linguaggi diversi e complementari che ci ricordano come il pittore abbia costante bisogno di attingere alla realtà per superarla. In nome dell’inesausta ricerca di “realtà invisibili”, spesso trasformate in “irrealtà visibili”.
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