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A Corciano una mostra per ricordare e celebrare la creatività di Giuseppe Agozzino

Gli avevano già dedicato una mostra a Corciano, nel 2001, ed era stata un successo

Corciano ricorda Giuseppe Agozzino con una mostra (“L’impronta, il segno, il graffio”) e attraverso la fondazione di un’Associazione che ne tuteli il nome e la memoria. Gli avevano già dedicato una mostra a Corciano, nel 2001, ed era stata un successo. Perché, come sempre, nella figura dell’amico Giuseppe era possibile intercettare una personalità poliedrica e creativa. Artista della parola e dell’iniziativa, più che del prodotto artistico in sé. E l’opinione non appaia riduttiva. Ne ho discusso tante volte con l’interessato che concordava su questo mio giudizio.

A Corciano, più che prodotti d’arte, sono esposti manufatti di alta creatività. Realizzati con mezzi semplici, un bric à brac di oggetti d’uso comune, da mollette per i panni a ritagli e frattaglie, residui della civiltà dei consumi. Era una mente vulcanica, quella di Giuseppe, e questa mostra – fatta di oggetti piccoli, disegni appesi o materiali appoggiati in bacheche – ne fa fede. Prodotti spesso accompagnati da battute e provocazioni.

Come non ricordare il suo passato di Direttore Generale dell’Azienda di Promozione Turistica del comprensorio perugino, nella cui veste si inventò i Vinarelli di Torgiano, il Teatro in Piazza, il Premio Internazionale Deruta della Ceramica, Umbria Jazz?

Cartellonista, costumista, scenografo, storico, pittore, incisore, Giuseppe lavorava qualunque materiale: ceramica e vetro, carta e legno. Vederlo lavorare e produrre a tamburo battente era un divertimento, perché era lui stesso a divertirsi.

Su frammenti di cartoncino e giornali, tracciava le icone di uomini politici, di donne borghesi e prostitute, con spirito indagatore e graffiante. Graffiti e “birografie”. Una volta paragonai un suo lavoro alle “teste di biro” di Umberto Raponi che, quando va a spasso o al supermercato, immortala la gente, in veste di appunti, prototipi e isotopi di varia umanità. Agozzino, che conosceva e stimava Raponi, lo prese come un complimento (quale voleva essere).

Oggi questa mostra ce lo ripropone, cominciando col mettere un manifesto che lo effigia bambino borghese, adagiato su una sedia. Ha gli occhi indagatori e intelligenti. Come quelli che gli abbiamo conosciuto da anziano. E che ce ne fanno sentire la mancanza.

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