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Martedì, 23 Aprile 2024
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VISTI PER VOI Liv Ferracchiati porta al Morlacchi il suo spettacolo più bello, prodotto dallo Stabile dell’Umbria

E si capisce – non a caso – da dove discenda, e quanto sia meritata, la menzione speciale al 48esimo Festival del Teatro della Biennale di Venezia

Liv Ferracchiati porta al Morlacchi il suo spettacolo più bello, prodotto dallo Stabile dell’Umbria. E si capisce – non a caso – da dove discenda, e quanto sia meritata, la menzione speciale al 48esimo Festival del Teatro della Biennale di Venezia.

Un Cechov riscritto, attualizzato, provocatoriamente reinterpretato, in cui aleggia la creatività del genio. Un lavoro per cui è giusto dare merito a quanti ci hanno messo del loro. E sono, insieme a Liv, Francesca Fatichenti, Riccardo Goretti, Alice Spisa, Petra Valentini, Matilde Vigna, aiuto regia Anna Zanetti, drammaturgia di scena Greta Cappelletti, costumi Francesca Pieroni, ideazione e realizzazione costumi in carta e costumista assistente Lucia Menegazzo. Senza trascurare uno staff tecnico di rango che ha assecondato uno svolgimento perfettamente oliato.

La vicenda è nella sostanza quella originale sulla quale Liv ha operato un’originale riscrittura.

Gli interpreti assecondano le intenzioni del regista-autore con grande complicità. Addirittura adattando le citazioni di luoghi e persone al contesto ambientale. I riferimenti sentiti al Mengoni non sono quelli di Perugia.

Senza contare lo straordinario dialogo che Liv riesce a intessere col pubblico che ride e ammutolisce, obbediente all’input drammaturgico. Una mistilingua, un sovrapporsi di epoche e parametri, un viaggio fra antropologia e culture.

Conoscevo alcuni precedenti lavori di una Trilogia e altro, visti sul palcoscenico del Morlacchi, e confesso che qui siamo decisamente su un altro pianeta. Non uno spettacolo a tesi, ma una prova definitiva, convincente.

Inutile soffermarsi su singoli passaggi. Cito quello finale coi vestiti di carta lacerati. Una sequenza di straordinario impatto, realizzata con un’idea che sintetizza giudizi e contenuti. Strapparsi di dosso l’ipocrisia e il pregiudizio. Rivelare e rivelarsi, disvelando quel che dentro urge. E urla.

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