Libri in perugino da leggere: la trilogia delle sorelle Paccola... alla ricerca di un uomo e zero 'tribbli'

Come fingersi racchie per scrivere una trilogia sulla fatica di essere donne (disposte a qualunque sacrificio) alla perenne ricerca… di un maschio. Questa, in sintesi, la storia di Anna Maria Ortica, docente di lingua inglese e perugina di Ponte San Giovanni, con all’attivo ben tre snelli volumetti dal titolo “Le sorelle Paccola”, “I tribbli dle sorelle Paccola” e, infine, “L bello d esse Paccola” (Futura editore).

Volumi nei quali, con umorismo e autoironia, si spiega come e qualmente le donne siano all’eterna caccia di un maschio con cui condividere momenti di vita e diletto di… letto. Anche a costo di sottoporsi a diete disumane, a mangiate dimagranti di costoso fieno greco, a sedute sfiancanti in palestra, all’indossare la mutanda che cela i rotolini di ciccia.

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Rotolini che – sia chiaro – l’autrice, donna di vasta cultura e raffinata seduzione, è ben lontana dal possedere. Ma dei quali parla con insistenza… forse per esorcizzarli. E dunque, nei tre libri, ecco l’elenco dei luoghi dove si può forse trovare l’agognato maschio: palestre, pizzerie, dancing e balere in cui avvinghiarsi in una sensuale milonga. Posto che il gaucho di turno, insensibile al richiamo di labbra carminio e calza a rete, non ti lasci a far tappezzeria, mollemente adagiata (e imbronciata) su una sedia, in disparte.

Ma i maschi sono spesso sposati, fedifraghi e si limitano a “cercà rucola”, ossia a perseguire, con tenacia, un solo ed unico obiettivo: conseguito il quale, se la filano alla chetichella e non rispondono più al cellulare. Perché di rucola vogliono assaporare tutti i tipi e le varianti. Su questo e su molto altro scherza Anna Maria, all’ex book shop della Paolina, con la complicità intelligente dell’amica Loredana Settimi che, a sua volta, veste volentieri i panni di un’altra delle tre Paccola. Entrambe, naturalmente, in tiro: in rosso e nero, coscia in vista… con discrezione.

Pungolate dalle provocazioni dell’editore Fabio Versiglioni, che si diverte più di tutti. In platea tutte femmine (cronista escluso) ad assentire con virginale innocenza. “Da piccola – dice Anna Maria – sognavo di fare la giornalista. Non ho raggiunto l’obiettivo. Ora, per vincere la depressione, uso la scrittura come terapia”. E, a proposito di diritti-royalties: “A chi mi chiede quanto ho guadagnato coi miei tre libri, rispondo che mi hanno fruttato 16 mila euro: ossia la somma che avrei dovuto spendere in tre anni di psicoterapia, se non avessi avuto l’‘ora d’aria’ della scrittura”.

Tra i ruderi della Rocca del Sangallo – in uno spazio irrazionalmente dismesso – si dipana la narrazione di Anna Maria e Loredana, nei ruoli di Peppa e di Ginetta: più che mai antitetiche alle Paccola. Ma che, a far le Paccola, si divertono un sacco e una sporta.