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LETTI PER VOI. "Oggi il cretino è pieno d’idee", libro postumo di Enrico Vaime. Con una nota di Maurizio Costanzo, postfazione e curatela di Umberto Marini

LETTI PER VOI. Oggi il cretino è pieno d’idee, libro postumo di Enrico Vaime (Aliberti, 250 pagine, euro 17.90, Collana I libri della Salamandra, extra). Con una nota di Maurizio Costanzo, postfazione e curatela di Umberto Marini.

“Ho ottemperato a una promessa – dice l’amico e collega Umberto – anche se la fine rapida di Enrico gli ha impedito di vedere il lavoro pubblicato”. Difatti il volume esce a un anno dalla scomparsa dell’autore [Un anno dalla scomparsa di Enrico Vaime, il ricordo dell'Inviato Cittadino (perugiatoday.it)]

L’opera si lega alla collaborazione di Vaime con L’Unità, durata dal settembre 1992 al febbraio 1997.

“Una striscia giornaliera, un appuntamento con l’umorismo, la satira e un pizzico di sano cinismo, perché il teleutente possa togliersi la benda dagli occhi e i tappi dalle orecchie”, scrive Marini. Il quale ha operato una accorta selezione di queste note quotidiane (oltre milleduecento) che non vogliono essere critica televisiva, ma riflessioni di carattere culturale, politico, sociale, civile sul nostro Paese. Anche alla luce di quello che compariva sul (come un tempo si diceva) tubo catodico. Note critiche (ovviamente) improntate allo stile sagace, satirico, colto, di uno che nel mondo dello spettacolo si trovava perfettamente a proprio agio. Ma che ne disprezzava le ipocrisie, denunciandone le pelose complicità.

Nota Costanzo in prefazione: “In queste pagine ritrovo la sua ironia, la sua voglia di irridere su tutto… Ricordo quando lavorammo con Marcello Marchesi: l’ultima parola, la battuta fulminante era sempre la sua… di Enrico mi manca l’intelligenza, il suo avermi insegnato a mettermi sempre un po’ di sguincio rispetto alla vita e non viverla frontalmente”.

Lo stesso Vaime, a proposito del credere nel Diavolo, dice “Non esiste il Maligno, al quale attribuire tutto il peggio, ma esiste lo Stupido al quale il peggio può riferirsi con maggior pertinenza. Nell’infanzia, ammetto, ho nutrito per il Demonio una certa simpatia: cioè lo preferivo agli angeli delle immagini, con quelle facce da secchioni e spie dei preti”.

Conclusione fulminante: “Oggi posso definirmi, in campo diabolico, un agnostico, insomma non ho paura del diavolo, ma solo del cretino e dei suoi derivati” [un suo libro si chiama “I cretini non sono più quelli di una volta”].

Il libro non si può riassumere: tale e tanta è la varietà dei temi affrontati. Che prendono spunto dalla televisione come strumento di condizionamento e di potere, di potenza e prepotenza, di trionfo della politica/metapolitica/malapolitica, di usi e abusi, di storture e drittate, di vezzi e vizi connaturati alla peggiore italianità.

Enrico spara ad alzo zero, specie quando si tratta di ristabilire la sua verità. Fa nomi e cognomi, risponde per le rime, deride e irride. More solito. Con educazione, ma con inflessibile rigore.

E consiglio di leggere la postfazione di Umberto (pagine 239-246), dal titolo “Ricordando Enrico”: una lunga riflessione sul come eravamo, scritta col pennino intinto nella nostalgia e nel rimpianto. Anche se col conforto di tanti ricordi e condivisione d’interessi. “Entrambi adepti, devoti al culto delle deità Bacco e Venere”, ma anche uniti da “comunanza ideologica che strizza l’occhio, con ottimismo e fiducia, verso sinistra… passioni per la buona tavola, il jazz, la storia, il ciclismo e l’Inter”.

Segue una ricostruzione, affettuosa, informata e competente, del cursus honorum di Enrico. Che avrebbe certamente goduto di queste parole sincere, discrete, sgorgate dal cuore… ma senza retorica.

Scrive Costanzo: “Ricordo che Enrico quando una volta festeggiammo un compleanno, disse: “Sai, il più è fatto”. Sì, Enrico, il più è fatto.

PS: Onore e merito a Umberto Marini per aver salvato dalla dispersione questi scritti, altrimenti destinati all’oblio. Credo che Enrico gliene sarebbe grato.

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