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LETTI PER VOI “La penna e la zappa”, un libro che incrocia lacerti di poesia e un’appassionata narrazione del come eravamo

Ne è autore Nello Cicuti, decano degli scrittori in lingua perugina

“La penna e la zappa”, un libro che incrocia lacerti di poesia e un’appassionata narrazione del come eravamo. Lo declina con palmare evidenza il sottotitolo che recita “Stralci di vita contadina negli anni ’50 e ’60, raccontati dall’autore sul filo della memoria”. Ne è autore Nello Cicuti, decano degli scrittori in lingua perugina, giunto alla sua 14.ma fatica libraria, se si escludono le 17 pubblicazioni redatte in occasione di festività liturgiche e distribuite gratuitamente in varie parrocchie della città.

Stavolta Nello ha salvato dalla dispersione saperi e sapori della civiltà contadina da cui trae origine la sua famiglia. Su consiglio, e prefazione, di Walter Pilini che nel 2006 fondò con l’Inviato Cittadino l’Accademia del Dónca, saldo presidio di peruginità. Il volume – stampato in proprio – è impreziosito dalle grafiche del consueto complice, Marco Mariucci, docente al Liceo artistico Di Betto e accademico di merito della Vannucci. L’opera è scandita in sezioni: indovinelli, proverbi, modi di dire, ninne nanne, favole, filastrocche, stornelli, feste, funerali, cantastorie, lavori, cibo, momenti di vita, giochi e giocattoli, poderi, padroni e mezzadri, fede, Sega la vecchia. Ogni partizione è preceduta da una nota esplicativa e seguita da esempi, propri o della tradizione, riferiti al tema. È una raccolta di grande interesse, anche perché Nello – classe 1936 – è uno degli ultimi testimoni di un mondo scomparso in termini sociali e antropologici.

Sulla sua opera sono state stese tesi di laurea di ampio interesse. Nel 2016 è stato nominato Cavaliere per la Pace dal Centro internazionale per la Pace tra i popoli (foto). La sua formazione è da autodidatta: dalla licenza elementare ai tanti anni di lavoro in tipografia, attività in cui si è costruito un sapere autentico. Ma Nellino ha proficuamente frequentato l’università della vita, dalla quale è uscito integro, geloso custode dei valori etici e religiosi acquisiti in famiglia.

Una strofa da “La fede”: “Io credo” nun vol di che tu è visto / e perché è visto tu adesso credi, / credo vol di anche che, se nun vedi, / fidasse ciecamente de quil Cristo / che com’Agnello, senz’alzà la voce / muriva per noaltre nta la croce”. Alla faccia di chi sostiene che il dialetto serva a proporre contenuti grezzi e ridanciani.

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