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Accademia di belle arti, riapre la mostra di Giuliano Giuman “Classico futuro”.

Esposizione da non perdere tra la Sala Farnese, la gipsoteca e la Galleria. Le visite da venerdì 14 maggio

Riapre in ABA, venerdì 14 maggio, la mostra di Giuman “Classico futuro”. Assolutamente da vedere. Perderla sarebbe un errore imperdonabile. E non solo per noi perugini. Verranno infatti visitatori da tutta Europa: amici, persuasi estimatori, critici e amanti dell’arte che lo hanno conosciuto nella doppia veste di Direttore dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” e in quella di artista di straordinaria creatività.

Ne abbiamo parlato diffusamente ("Classico futuro" di Giuliano Giuman, una mostra nata sotto il segno della contaminazione e della genialità), prendendoci la libertà di metterci al servizio del lettore anche in fase di pandemia, per proporre un’esaustiva gallery fotografica (ESCLUSIVA - Giuman presenta, in dieci scatti, la mostra “Classico futuro” in Accademia).

Dice l’amico Giuman: “È con un po' di emozione che, venerdì 14 maggio, finalmente vedrò riaprire la mostra ‘Classico Futuro’, interrotta lo scorso ottobre solo dopo due settimane”.

E aggiunge un’efficace metafora: “Mi viene in mente il risveglio dal letargo dell'orso. Il periodo coincide anche se, in questo caso, il letargo è stato forzato, collettivo e… tutt’altro che riposante”.

Come ti senti, davanti a questo evento tanto atteso non solo da te, ma dal pubblico dei tuoi estimatori? Peraltro, con la ripartenza della stagione turistica, si prevede una presenza cospicua.

“Di energia ne ho tanta, pur avendo lavorato moltissimo. La fortuna per gli artisti è che, anche in condizioni di isolamento forzato, possono creare opere addirittura più sentite e profonde. Caricando la propria opera del valore aggiunto della volontà di ripresa”.

Quali le tue impressioni nel rivedere il tuo lavoro, con occhio critico, favorito dall’intervallo della lunga chiusura?

“Rivedendola dopo tanto tempo, ho avuto la piacevole sensazione di quando le cose stanno esattamente al loro posto” [la mostra si dipana fra la grande Sala Farnese, la gipsoteca e la Galleria, ndr].

Insomma, superando la classica indecisione, e senza peccare di autoreferenzialità, te la senti di dichiararti completamente soddisfatto?

“Rubando un paragone ai nostri magnifici gessi, mi sento francamente di non percepire il michelangiolesco ‘tormento ed estasi’ dell’artista. Ho pensato molto, fatto esperimenti, tentato e inventato tecniche espressive inedite. Insomma, ritengo di essermi speso al massimo delle mie potenzialità. Per me significa o che la mostra è stata progettata molto bene o che, per la prima volta, mi viene a mancare qualsiasi elemento di autocritica. Devo preoccuparmi?”.

Presunzione? Conoscendo Giuliano da una vita, posso garantire al lettore che, considerando il suo temperamento di uomo e di artista, non c’è niente di più lontano dalla vanità. Ma cerchiamo di sgombrare il campo da pregiudizi di sorta. Venite a vedere la mostra! Magari con una visita guidata da lui stesso. Che, ad ogni richiesta, si mette generosamente a disposizione. Ne resterete entusiasti. Scommettiamo?

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