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iniziative perugine per il trentennale dalla morte di una delle scrittrici più amate

Le attività si articolano in Gruppo di lettura, pomeriggi di studio, presentazione di libri, reading e performance teatrali che vedono come protagonista la figura della Yourcenar, prima donna eletta alla Académie française

“Cerchiamo di entrare nella morte ad occhi aperti!”, frase stupenda, tratta dalle “Memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar. Uno dei passaggi più belli della lettera indirizzata da Adriano, anziano e malato, al nipote adottivo Marco Aurelio, suo successore.

E Perugia, in San Matteo degli Armeni, dedica alla scrittrice - nel trentennale della morte - un intero ciclo annuale, denominato “Le radici e il cielo. Un anno con Marguerite”. L’iniziativa è pensata e promossa da Enzo Cordasco, studioso della scrittrice, collaboratore culturale del Centro Antinoo/Archivio Yourcenar di Roma e coordinatore della sezione umbra.

Le attività si articolano in Gruppo di lettura, pomeriggi di studio, presentazione di libri, reading e performance teatrali che vedono come protagonista la figura della Yourcenar, prima donna eletta alla Académie française. S’iscrive in questo progetto la presentazione del volume di Enzo Cordasco “Le voci e le ombre. Il teatro di Marguerite Yourcenar”, Era Nuova Editore.

Ne hanno parlato, nella sede della Biblioteca Augusta fuori del cassero di Sant’Angelo, Alessandro Tinterri, docente di storia del teatro a palazzo Manzoni, e Donato Loscalzo, grecista dell’Ateneo perugino. La Yourcenar non era propriamente scrittrice di teatro, ma poligrafa di ampia valenza.

È stata rilevata la difficoltà di rappresentazione di questi scritti, in quanto “teatro di parola”, forse più adatto a una dimensione radiofonica che teatrale. È certo che la Yourcenar avesse un rapporto tutt’altro che facile con le tavole del palcoscenico. Successe anche a Pirandello, il quale, però, alla fine seppe adattarsi al milieu antropologico e culturale del mondo teatrale.

Loscalzo, da raffinato antichista, rileva alcune analogie tra il teatro della Yourcenar e quello di Seneca: non si sa se destinato alla lettura o alla recitazione. Insomma: qual era il target? Difficile dire. Si tratta, insomma, di un “teatro non-teatro”, di una scrittura che poggia su una “terra di mezzo”, come forse accade alle “Operette morali” del grande Recanatese.

Eppure, teatro o non-teatro che sia, resta indimenticabile quella versione dell’Adriano, per la regia di Maurizio Scaparro, proposta dal grande Albertazzi. Lo ricordiamo, amico di Perugia (e di Lorenzo Fonda, suo medico personale), nei panni dell’appassionato imperatore, riflettere sui temi eterni dell’avventura esistenziale. Incontro interessante, accompagnato da letture di Andrea Jeva e Silvia Bevilacqua, Chiara Meloni e Angela Pellicciari.

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