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IL LIBRO | Geriatria, cent'anni di solitudine del dottor Umberto Senin. Segatori: grido d’allarme sul destino sanitario dei vecchi in Italia

di Roberto Segatori - Già professore ordinario di Sociologia dei fenomeni politici nell’Università di Perugia

C’è tutto Umberto Senin in questo testo, che è contemporaneamente una storia della Geriatria, il diario di un clinico, una dichiarazione d’affetto per gli allievi, un appassionato grido d’allarme sul destino sanitario dei vecchi in Italia. Grande medico, fondatore e animatore di una delle migliori scuole nazionali di specializzazione in Geriatria, autore di uno dei manuali accademici più autorevoli in campo geriatrico, rimasto a vivere tra i ruvidi perugini e umbri, nonostante una malcelata nostalgia per la natia Dalmazia, Senin ci regala qui pagine vivacissime e rivelatrici dello stato della sanità e dell’accademia nostrane dell’ultimo mezzo secolo.

umberto-senin-227x300-2Essendo stato per un tratto di vita accademica suo complice (da professore universitario di Sociologia mi aveva invitato a insegnare Geriatria sociale nella sua Scuola), devo confessare che Umberto mi ha regalato sempre grandi stimoli e, al contempo, da umbro quale sono (e quindi in qualche modo sospetto ai suoi occhi) un autentico divertimento. Alludo a un divertimento dalle molteplici motivazioni: qualcuna decisamente allegra e serena, altre più prosaiche, ma non per questo meno solide, nella sua lotta all’immobilismo immarcescibile della sanità umbra e della Facoltà di Medicina. Il divertimento del tutto allegro e rilassato trovava il suo culmine nelle cene di fine corso degli specializzandi in Geriatria. In quelle cene si sono sempre respirati uno straordinario spirito di appartenenza a una Scuola amata e un’aria di autentica comunità scientifica, accompagnati dal riconoscimento a tutto tondo dell’alone seduttivo del maestro, con cui io talvolta cercavo subdolamente di entrare in concorrenza (ovviamente senza successo).

Ma Umberto mi ha molto divertito – invero con sua feroce riprovazione, perché nel mio caso era un divertimento perverso – anche per il modo totalizzante con cui egli combatteva (e spesso perdeva) le sue battaglie per la pro- mozione della Geriatria. In apertura di questo libro, Senin vi allude scriven- do di «come togliersi un sassolino dalla scarpa». Nel corso della sua carriera, due sono stati i fronti della sua lotta: gli amministratori della sanità della Regione Umbria e i colleghi di Medicina. Sul primo fronte, era ammirevole la tenacia con cui Umberto cercava di convincere gli assessori alla Sanità e i direttori generali ad aprire strutture di Geriatria: fatica sprecata, tanto più che il direttore generale più in auge tra i politici, pur essendo culturalmente piuttosto grezzo veniva apprezzato soprattutto come “tagliatore” di servizi, e quanto alla richiesta di dare spazio alla Geriatria mostrava una pervicace e perfida sordità. 

In parte differente, ma non più piacevole, è stata l’esperienza di Senin nella sua Facoltà. Certo, anche qui, come mostra il libro, egli ha dovuto fare le sue battaglie per qualche metro quadro e qualche posto letto in più, ma gli ostacoli più duri gli sono venuti da un predecessore in cattedra, che ho personalmente conosciuto come individuo egoista e prepotente (ti- pico caso di una baronia universitaria in Medicina di memoria medievale), e un collega di area medica, assai noto a Perugia, che – evidentemente non ap- pagato delle proprie entrature – ha cercato di sottrargli fino alla fine pazienti geriatrici importanti. 

Comunque, se la Regione Umbria non ci è riuscita, la Facoltà di Medicina è stata capace di farsi almeno perdonare conferendo al Nostro il meritato titolo di professore emerito. Detto dei sassolini (o delle pietre), devo subito ammettere che in questo testo c’è un filo rosso, una testimonianza assolutamente convincente, circa la passione di Senin per la Gerontologia e la Geriatria. Una testimonianza che colpisce e che commuove anche chi, come me, ha sempre attribuito al suo autore uno scarsissimo realismo (da qui l’ironia insana da umbro) nell’approccio alla politica sanitaria e accademica. Il capo del filo è di nuovo divertente, ma questa volta in senso del tutto positivo. Nell’esordio e nel prosieguo si ripetono infatti domande piuttosto semplici: ma che è la Ge- riatria? A che cosa serve la Geriatria? Mi sembra di risentire, in questi interrogativi, la voce di mia figlia bambina che mi chiedeva dubbiosa: tu insegni Sociologia, ma cos’è la Sociologia? A che serve la Sociologia? Per ciò che lo riguarda, Umberto è qui (come lo è stato in altri testi) bravissimo. 

Oltre a offrire risposte definitorie (curare con un approccio olistico l’anziano fragile, inteso come paziente d’elezione), egli fa capire il senso della missione gerontologica e geriatrica raccontando le storie del medico austriaco, emigrato negli usa, Leo Nascher, della britannica Marjorie Warren, del californiano Lawrence Rubenstein. In particolare dà atto alla Warren di aver introdotto la Metodologia Multidisciplinare di Valutazione tramite il Comprehensive Geriatric Assessment (cga), fondamentale per la redazione di piani di assistenza personalizzati. Umberto Senin fa poi capire quanto gli sia costato spiegare a insistenti compagni d’avventura (ma perché non scegli l’area medica generale, in cui ci sono più opportunità?) che lui voleva dedicarsi proprio alla Gerontologia e alla Geriatria, perché le considerava discipline autonome e particolarmente utili (indispensabili) all’aging della popolazio- ne. Una vocazione rinforzata dall’essere stato allievo del primo bravissimo cattedratico italiano della materia, Francesco Maria Antonini, da cui Senin riceverà stimoli fondamentali che lo porteranno a essere a sua volta maestro riconosciuto e presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria.

Non bastassero queste radici, questo libro è ricco di informazioni anche sul tronco, i rami e i frutti dell’albero vocazionale di Umberto. Scorrendo le pagine che seguono, si ritrovano (li ritrovo anch’io da collega e docente di una bella stagione) notizie sui suoi validissimi collaboratori, sulle sue allieve e sui suoi allievi, tra cui c’è chi è restato brillantemente nell’accademia e chi è andato a operare fattivamente sul fronte dei servizi esterni. Di questi ultimi, il volume raccoglie la testimonianza di Anna Laura Spinelli, oggi primaria di Medicina all’ospedale di Spoleto, che si dichiara poco soddisfatta per non aver visto riconoscere specificamente il suo profilo di geriatra. Me la ricordo la specializzanda Anna Laura: vivace (fin troppo) come peraltro il suo maestro.

Termino. Nei documenti riprodotti, nelle foto e nelle appendici, c’è tutto Senin: competente e pignolo, “tignoso” e inarrestabile, confidente nel suo appeal e talvolta candido come un ragazzino. Ma se egli pensava con questo libro di aver scritto un manifesto per la Gerontologia e la Geriatria, beh, la risposta non può essere che una: obiettivo pienamente centrato! Grazie, Umberto. Ci hai convinto.

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