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Giovanna Crescini, i piedi ad Albissola, il cuore e la mente fra i travertini della Vetusta

Stavolta con “L’occhio della mente” (che è anche il suggestivo titolo dell’esposizione) Giovanna ripercorre le cinquanta formelle della vasca inferiore della Fontana di piazza, riprodotte in ceramiche dall’urlante cromatismo

I piedi ad Albissola, il cuore e la mente fra i travertini della Vetusta. Dove Giovanna Crescini aveva frequentato la Bernardino di Betto (in cui conobbe ed ammirò l’aerofuturista Gerardo Dottori) sotto l’alto magistero di figure come Giovanni Dragoni, Giovanni Bartoloni, Dante Filippucci e Marisa Piselli.

Tanto che, dopo “Racconti di luce” del 2017, tele e ceramiche squadernate all’ex Misericordia di via Oberdan, Crescini torna per proporre la propria 38ma personale: stesso luogo, identica pulsione identitaria.

Stavolta con “L’occhio della mente” (che è anche il suggestivo titolo dell’esposizione) Giovanna ripercorre le cinquanta formelle della vasca inferiore della Fontana di piazza, riprodotte in ceramiche dall’urlante cromatismo. Sono interpretazioni, non semplici riproduzioni, di un mondo intriso di storia e di mito, di tradizione e identità.

Quando il cronista chiede una foto davanti al soggetto più amato, Giovanna ha un attimo d’indecisione: è impossibile scegliere e dire al mondo quale sia il figlio prediletto. Poi la preferenza cade su Pisces, la stessa immagine che il nostro Walter Binni volle nella copertina della “Tramontana a Porta Sole”.

Giovanna, partita per il mare blu cobalto e i cieli tersi della Liguria, è così attaccata alla terragna patria d’Euliste da aver donato a Palazzo della Penna una splendida ceramica, tecnica in cui eccelle. Senza dimenticare la grafica e la pittura a olio su tela, con esiti originalissimi, frutto di una costante e inesausta sperimentazione. Un ciclo compatto e indivisibile – questo delle formelle ceramiche – tanto che, a chi chiede di acquistare un’opera, risponde “impossibile, non si possono dividere”.

Il catalogo, dedicato alla mamma, dà conto della fonte (le formelle), affiancata alla propria rilettura, proponendo la poetica di un cuore “che danza armoniosamente, accompagnato dalla sonorità dell’acqua zampillante dalla coppa bronzea”. Per far rivivere pietre e sentimenti che compiono soltanto 740 anni. Sotto il cielo bello, come solo sa esserlo quello dove Giovanna vide la luce e apprese a ‘dar luce’ ai propri ispirati racconti.

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