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INVIATO CITTADINO Giornata della Memoria a Palazzo Gallenga, per non dimenticare

Un equilibrato mix di musica, cultura, memoria storica

Giornata della memoria a Palazzo Gallenga con relazioni autorevoli e letture di studenti. “Meditate che questo è stato” il titolo suggestivo e accattivante.

Un equilibrato mix di musica, cultura, memoria storica. Introduzione e intermezzi di Stefano Ragni, con un commento discreto dei brani-testimonianza letti dagli studenti.

Accoglie il pubblico il rettore Valerio De Cesaris, cucendo i vari interventi e proponendo una relazione sintetica e appassionata. Riprende una riflessione di Settimia Spizzichino, ex internata, la quale parla di Shoà come di “grande furto di vita”. “Se dovessimo dedicare un minuto di silenzioso cordoglio per commemorare ogni vita spezzata, dovremmo sobbarcarci ben 11 anni e mezzo di silenzio”. Insomma occorre – per dirla con Primo Levi – non solo ricordare ma “meditare su quello che è stato”. Dunque tanti errori e orrori sono frutto dell’incapacità, o della mancata volontà, di rispettare le differenze. Da tale disprezzo dell’individualità discendono le varie forme di razzismo che si sono dipanate nella storia.

Il prefetto Armando Gradone pone il problema sul come ricordare in termini di COSA, COME, PERCHÉ. Con riferimenti citazionali a Imre Kertesz (scrittore ungherese, sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti e Premio Nobel per la letteratura nel 2002) di cui propone e commenta una famosa frase.

La giornalista Gabriella Mecucci riferisce intorno a un’intervista a Settimia Spizzichino che, con voce ferma e piana, le ha raccontato le atrocità subite da parte del boia Mengele.

Quindi si sofferma sulle modalità in cui i media hanno affrontato il tema Shoà. Negli Usa, in Germania, in Italia. Dove si è cominciato a operare fattivamente con le inchieste Rai. E qui cita Zavoli, Biagi e Minoli.

Poi Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II a fungere da spartiacque sul silenzio della Chiesa. Smentendo anche il diffuso e falso luogo comune di “Italiani brava gente”, quando invece sono note le complicità e le connivenze pubblicamente denunciate dallo stesso presidente Mattarella.

Per concludere che il megafono mediatico più efficace alle atrocità naziste è costituito dalle testimonianze dei sopravvissuti ai lager. Racconti intrisi di dolore, ma effettuati nella consapevolezza del dovere di testimonianza. Per non dimenticare.

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