Al Giò Jazz, un appuntamento che si è dipanato fra arte, cultura e giocosa “DestrutturAzione”
Sotto i riflettori, il pittore Stefano Chiacchella la cui arte si è coniugata con un’interessante conversazione sul tema “Le categorie nell’Arte”
Al Giò Jazz, un appuntamento che si è dipanato fra arte, cultura e giocosa “DestrutturAzione”. Sotto i riflettori, il pittore Stefano Chiacchella la cui arte si è coniugata con un’interessante conversazione sul tema “Le categorie nell’Arte”, di Guido Buffoni, tradotta in cartaceo per la piccola collana dei “Quaderni di Spazio 121”. Il cui patròn e direttore responsabile è il pittore e mecenate Pippo Cosenza.
Introdotto da Maria Rita Chiacchiera e da un saluto della padrona di casa, Valeria Guarducci, il pomeriggio si è svolto alla presenza di numerosi ospiti, amici e colleghi. Tra il curioso e il divertito. La parte più spassosa è stata la proiezione di un docufilm, di taglio dadaista, in cui Stefano Chiacchella, nel ruolo di se medesimo, vestito con abito e bombetta come i personaggi di Magritte, propone una performance istruttiva/distruttiva.
In pratica, l’artista tagliuzza e sfregia tre sue opere di vaglia, a dimostrazione del fatto che il “destructive power” può contribuire a restituire senso e dignità al fare arte. Pulvis es et in pulverem reverteris. Quei miseri resti vengono poi combusti e ridotti in cenere. Quindi posti in un barattolo/urna cineraria, alla maniera delle famose scatole di Manzoni contenenti deiezioni.
Ossia l’esistenza e l’arte non sono che un fare/disfare in nome della concezione del vivere in una dimensione di creatività. Una prova attoriale, artistica e improntata a graffiante autoironia. Una regia – quella di Buffoni – tutta giocata sul piano della più spinta complicità.“Per intervalla insaniae”, sono stati offerti interludi musicali ad opera del pianista Umberto Bisceglia. Performance inconsueta e, appunto, creativa.