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Grande mostra fotografica di Prevignano: Perugia UP and DOWN... centro e periferia

Apre sabato alle 18, presso l’ex chiesa della Misericordia di via Oberdan, la mostra fotografica di Franco Prevignano “Perugia Up and Down”. In cui il SU e il GIÙ indicano, rispettivamente, il centro e la periferia. Non è un caso che i vecchi perugini, muovendosi dai borghi, erano soliti esortarsi con la battuta “gimo n su”, per dire “saliamo in centro”.

Il SU è costituito da 20 foto in B/N. Il GIÙ risulta di altrettante foto colore. I rioni della città sono rappresentati in maniera non omogenea: nel B/N domina con 7 scatti Porta Sole; nel colore prevale Porta Eburnea con 9 foto. Il perché di questa disparità è legata a scelte di carattere personale, riconducibili alla sfera estetica, alle preferenze individuali.

Gli scatti in B/N hanno la caratteristica di risultare da visioni quasi sempre complete e i soggetti sono sempre riconoscibili. Gli scatti a colori sono specifici, legati al particolare e spesso costituiscono una piccola sfida allo spettatore che viene indirettamente interpellato a mettersi in gioco e indovinare, riconoscere. Quella di Prevignano è una “Perugia dell’anima”, secondo l’intuizione di Raffaele Rossi per cui “la città è uno stato d’animo”.

La differenza tra centro e rioni non è solo estetica e architettonica, ma esistenziale, in quanto presuppone diverse forme di aggregazione e condivisione dello spazio. Col suo lavoro, Franco Prevignano ci invita a compiere la scelta tra due specie di città: quelle (il B/N) che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai pensieri e alle aspettative delle persone (come l’Arco Etrusco).

Quelle in cui i desideri o le esigenze della modernità riescono a dar forma alle architetture fantasiosamente strutturate (Biblioteca “Sandro Penna” di San Sisto). Ma Prevignano non fa una scelta, nella consapevolezza che entrambi i modelli abbiano le loro valide motivazioni per esistere Scrive Baudelaire: “La forma di una città cambia più in fretta del cuore di un mortale”. Questo, nel caso di una città come Perugia, in cui le forme si sono stratificate nei secoli, non è vero. La città è sempre la stessa, il suo genio (la peruginità) resiste nella sostanza e accetta il mutamento della forma.

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