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Cultura

Mattia Corrente: "La libertà è una violenza, ma bisogna avere il coraggio di esercitarla"

Vincitore del premio Clara Sereni nel 2022, lo scrittore racconta il suo romanzo "La fuga di Anna"

“La libertà è una violenza” dice Mattia Corrente. È una violenza perché la sua ricerca può portare al distacco, alla fuga. “Ma rimanere imbrigliati in un abito che non ti appartiene, in una vita che non vuoi è, allo stesso tempo, “offri agli altri, a chi ti sta vicino, una versione non autentica di te”. Mattia Corrente con “La fuga di Anna” ha vinto la terza edizione premio letterario intitolato a Clara Sereni, venerdì 31 marzo torna in Umbria per parlare ancora del suo libro. Lo farà con Francesca Silvestri, fondatrice del premio dedicato alla memoria della grande intellettuale e scrittrice scomparsa nel 2018 al Cafè letterario della Bct di Terni. “È un premio che porto nel cuore, mi piace soprattutto aver avuto questo riconoscimento dedicato a una grande donna. Un premio intitolato a una donna vinto da un uomo. Ha ancora più valore per me”. Dopo un anno e passa dalla sua uscita, il libro è ancora al centro di presentazioni. Non è “passato”. “Il libro, a distanza di un anno e mezzo dalla sua uscita – spiega l’autore – è come se fosse stato riscritto. Tu scrivi, ma poi sono i lettori che lo arricchiscono, lo modificano. È nella relazione con loro che il testo continua a vivere e a mutare di fronte alla sensibilità di chi lo ha nelle mani e attraverso storie di ricerca di libertà che in molti hanno condiviso con me”. Ma il suo, spiega, “non è un romanzo consolatorio, non dà risposte”, anzi, “si fa domande” e ne fa fare al lettore intorno a quel “desiderio ancestrale” di ricerca di libertà che accomuna tutti. “Anna cerca di essere quello che gli altri vogliono, ma agogna la libertà”. Una libertà negata, come quella delle tante storie che Mattia Corrente ha potuto conoscere attraverso tante testimonianze ricevute, finché Anna decide di uscire dal cerchio. Ma chi è Anna? “Come direbbe Svevo, è un’autobiografia ma non la mia. C’è un innesco biografico in questo libro, chiaramente. Ed è stato il ritrovamento del vestito da sposa di mia madre chiuso in una valigia. Dal quel ritrovamento ho costruito un’antagonista di mia madre, volevo liberarla da un destino ineluttabile”. Poi c’è Severino, “lo sguardo retrospettivo verso il proprio vissuto. È come chiudere una porta per poter vedere tutta la stanza nella sua totalità, vedi quello che hai fatto, quello che sei stato”. Ma la risposta? “No, non la trovi nel libro, non è un romanzo rendicontista. Più che risposte trovi domande”. I bivi della vita, le scelte, il coraggio di prenderle. “Lo dico anche ai ragazzi, la libertà, quella individuale perché quella collettiva l'abbia sennò non saremmo qui a parlare, è una violenzama che dobbiamo avere il coraggio di esercitare una scelta che va presa quando siamo in tempo”.

LA TRAMA

La moglie, dopo una vita intera passata accanto al marito, è uscita di casa ed è scomparsa. Trascorso un anno lui decide di lasciarsi tutto alle spalle, saluta Stromboli, l’isola in cui hanno abitato, gli oggetti consueti e le abitudini quotidiane, e si mette in viaggio alla ricerca di lei. Anna e il vecchio Severino, la speranza di ritrovarla e ricondurla a sé. Inizia così un peregrinare per la Sicilia, nei luoghi che hanno segnato la loro esistenza. Non è solo un’indagine nel passato, un’immersione nella memoria, un esame delle proprie azioni e delle proprie scelte, dalle quali emergeranno le verità fino ad allora eluse, devastanti e impietose. È anche un confronto con i fantasmi, con gli uomini e le donne che potevano essere e non sono stati, perché traditi o violati da chi avevano attorno.

In questo racconto di voci, di punti di vista e di ambiguità che emergono man mano, Anna vive non vista. Affiora nello sguardo di Severino, che sistema e riscrive il passato mentre prova a comprenderlo, assieme alla storia di una donna che malvolentieri ha obbedito agli ordini, il primo quello perentorio della madre: una femmina nasce per diventare moglie di un uomo e madre di un figlio. Questo era il suo destino, ma in prossimità della fine, compiuto il tragitto che per tutti le spettava, Anna ha guardato avanti, ha scrutato se stessa ed è sparita nel nulla. Cercando di essere libera come voleva suo padre, che ha abbandonato la famiglia quando lei era ancora una ragazzina, rompendo un ordine e creando il caos. Perché, sembra dire il romanzo attraverso i suoi personaggi e nella scrittura di un autore che affronta a sua volta una strada rischiosa, ogni libertà contiene una violenza, ogni rinuncia una ferita che non si può rimarginare, ogni scelta che ci rende felici è causa del dolore di qualcun altro. Ma la comprensione e l’accettazione di questa verità brutale richiede l’esperienza di tutta una vita.

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