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Cultura

LETTI PER VOI Lares Familiares, e non solo, dentro ‘Una Storia’ di Ivana Mascelloni Liotti

Un libro che va oltre l’autobiografia

Lares Familiares, e non solo, dentro ‘Una Storia’ di Ivana Mascelloni Liotti. Un libro che va oltre l’autobiografia e offre uno spaccato di Perugia e della storia della medicina, dell’arte, della cultura, non solo fra i travertini della Vetusta, ma anche a livello nazionale. Fotografie, documenti, testimonianze.

Il ponderoso e poderoso volume (Fabrizio Fabbri Editore, 511 pagine, carta patinata di pregio, esacromia, cucitura a filo di refe, peso 3500 grammi, prezzo 89 euro: un pezzo da collezione!) racconta – come recita il sottotitolo – “I Liotti da Cirò a Perugia”. Un territorio della terra calabra di cui si riportano la storia e le storie, perfino le vicende della Banda musicale. Con riferimento alla Magna Grecia e all’origine dei progenitori. Da quella “scatola dei ricordi” Ivana estrae centinaia di riferimenti biografici e iconografici che sarebbe qui impossibile declinare.

Quello che più interessa chi non sia attratto dalle vicende personali e familiari dell’autrice sono le numerose schede su figure che colpiscono perché attengono a personaggi accreditati dalla storia. Personaggi che hanno avuto a che fare con “le opere e i giorni di Ivana o dei suoi”. Di ciascuno si delinea la bio e i fatti notevoli, con acribia e completezza.

Cominciamo da Luisa Spagnoli, a Vittorio Storaro (“mago della luce”). Personaggi di ieri, come Romeo Gallenga Stuart e lo scultore Giuseppe Frenguelli o Gerardo Dottori, Edgardo Abbozzo, Brenno Tilli. O di oggi, come Brunangelo Falini, il professor Ugo Mercati, il professor Mario Bellucci, Angelo Ferdinandi, lo scrittore e autore cinematografico-radiofonico-televisivo Enrico Vaime, Paolo Menichetti, la giornalista Danila Bonito, D’Attoma e Castagner, il cugino (industriale e cantante) Lamberto Losani, l’amico Peppe Fioroni, Giuliano Giuman. O anche il barbiere Memmino e suo figlio Roberto, gente umile e sincera. O l’Associazione Aidda. 

Un anno dalla scomparsa di Enrico Vaime, il ricordo dell'Inviato Cittadino

Pare incredibile la vastità e la qualità delle figure con le quali Ivana ha avuto, ed ha, rapporti di stima, amicizia, collaborazione.

Un’attenzione speciale – com’è logico – Ivana dedica alla storia della Casa di Cura e alla sua evoluzione, con tante citazioni di medici di rango.

Un libro di esaustiva completezza, di ricchezza affettiva, di storia e di cronaca. Un libro che, dopo averlo letto, non ci lascia come eravamo, ma ci arricchisce e incuriosisce. Note storiche perfino sul Borgo di Ripa, di cui presumevamo di sapere qualcosa, ma che si lega al brigante Cinicchia (alla mamma di Vaime) e a tante vicende locali e nazionali.

Vere chicche le pagine sulla Società Anonima Elettricità Umbra con informazioni e foto d’epoca. Mi ha commosso la storia di Leda, di Ripa, che sposa Domenico Vaime da cui nasce, nel 1936, in corso Cavour, ‘Chicco’, cioè il nostro comune amico Enrico Vaime (amico anche di Alfredo Liotti), scomparso un anno fa. Dieci pagine (88-98) che ho ripassato più volte. Con commozione.

Arte, cultura, affetti. Quanto basta per raccontarci ciò che siamo stati e ciò che siamo. Anche agli altri. Per quando non ci saremo.

Ps: Un limite – in una recensione che si rispetti – occorre sempre trovarlo. Per non essere accusati di eccessiva benignità o partigianeria. Allora dico che trovo poco felice la scelta di non didascalizzare le foto. Non potendo fare critiche di sorta. Tanto per dire.

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