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"Soldati di sventura", via dall'Italia per combattere sotto l'insegna della Legione Straniera francese

Il giornalista Luca Fregona ricostruisce le storie di tre italiani finiti in Indocina, le loro vicende simili a quelle di centinaia di umbri andati a combattere in Vietnam dopo la seconda guerra mondiale

Reduci della Repubblica sociale italiana che volevano lasciare un’Italia in cui non si riconoscevano, ex partigiani che avevano abbandonato la Patria per motivi simili, anche se ideologicamente opposti, poveri in fuga dalla fame e in cerca di lavoro. Sono le storie degli italiani della Legione Straniera francese, andati a combattere e morire in Indocina.

Oltre 7mila italiani hanno combattuto in Vietnam, tra il 1946 e il 1954, 1.300 sono morti in azione, per ferite o malattie; centinaia sono rimasti invalidi, mutilati o con disturbi post traumatici, oppure sono sopravvissuti ai campi di prigioni viet.

Tantissimi gli umbri fuggiti dalla miseria del dopoguerra ed espatriati irregolarmente in Francia. Scoperti e arrestati, vennero messi di fronte a una scelta: galera o arruolamento. In tanti scelsero la seconda opzione e finirono nel sud est asiatico, a combattere al posto dei francesi.

Luca Fregona racconta la storia di tre di questi ragazzi, non umbri, in “Soldati di sventura”, Athesia Buch, 280 pagine, 12,90 euro. Costretti a partecipare alla “sporca guerra” in Indocina, combattuta dai francesi, prima che subentrassero gli Stati Uniti d’America.

“Tre uomini e un destino: Dien Bien Phu, la battaglia di 56 giorni che il 7 maggio 1954 segna la sconfitta della Francia, il trionfo di Ho Chi Min nella guerra di Indocina, e il crollo del colonialismo europeo in estremo Oriente. Quando si parla del Vietnam, viene in mente in automatico l'intervento americano degli anni Sessanta nel sud del paese. Ma prima, altrettanto devastante, spietata e orribile, c'è stata la guerra nel nord tra la Francia e il Vietminh, l'esercito di liberazione del Vietnam guidato dal generale Giap. In Indocina, dal 1946 al 1954, hanno combattuto oltre 5000 italiani inquadrati nella legione straniera. Più di mille sono morti in combattimento o nei campi di prigionia viet. Una generazione uscita a pezzi dalla seconda guerra mondiale, caduta nel ‘tritacarne’ della Legione, ultimo approdo di chi non conosceva più il significato della parola ‘futuro’ – si legge nelle presentazione del volume - Ex fascisti, ex partigiani, clandestini arrestati in Francia e poi costretti ad arruolarsi, giovani alla fame senza la prospettiva di un lavoro. Il libro racconta la storia di tre ventenni altoatesini, partiti ‘volontari’ per motivi diversi, che, senza conoscersi l'uno con l'altro, hanno visto le loro vite affondare nel fango ‘in-mezzo-al-nulla’ di Dien Bien Phu, a diecimila chilometri da casa, in una guerra che non gli apparteneva, circondati dalla giungla ostile. ‘Prigionieri’ di una valle spoglia, martellata dall'assedio feroce dei viet. Per capire cosa li ha spinti in questo viaggio all'inferno, bisogna però conoscere anche la loro vita ‘prima’. I drammi e la solitudine che gli hanno fatto credere di non avere più buone carte in mano e nessun altro posto al mondo dove andare. Sono le storie di Beniamino Leoni, che ha disertato e combattuto nel Vietminh contro i suoi ex compagni. Di Emil Stocker, sopravvissuto per caso al massacro insieme al suo straordinario reportage di 1036 foto che racconta i suoi quattro anni di Vietnam. E di Rudi Altadonna, ucciso e poi sepolto nella terra rossa di Dien Bien Phu”.

Un illustre predecessore perugino aveva seguito la strada della Legione Straniera: Giuseppe Miliocchi dal 19 agosto 1914 al 20 marzo 1915 fu soldato, arruolatosi volontario allo scoppio della prima guerra mondiale; nella Legione garibaldina della Legione straniera francese combatté nell'impresa delle Argonne, ove strinse amicizia con Peppino Garibaldi e il fratello Bruno. Di questi umbri, però, poco o nulla si sa e quasi niente è stato studiato e i loro ricordi sono andati perduti.

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