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Venerdì, 19 Aprile 2024
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LETTI PER VOI... SPECIALE. La tomba dell’ebreo. Una storia noir che parte da Perugia e che a Perugia si chiude. Un'inchiesta tutta nostra

LETTI PER VOI... SPECIALE. La tomba dell’ebreo. Una storia noir che parte da Perugia e a Perugia si chiude.

Fu un formidabile storico dell’arte, Valentino Raimond Silvain Van Marle, nato all’Aja nel 1887 e deceduto nella propria villa perugina di San Marco alle sette del mattino del 17 novembre 1936 (per “congenito vizio cardiaco”, come recita il certificato medico di morte, mentre la notizia ne “Il giornale d’Italia” sposta l’evento alle ore 9.00).

Lo studioso innamorato di Perugia, tanto da volerci stabilire la propria residenza, fu sepolto nel cimitero di San Marco (forse, provvisoriamente, nello stesso sacello dove oggi riposa la consorte Charlotte Birnie Murdoch). Ma la sua massima aspirazione era quella di essere sepolto nelle Dolomiti (in località Arzanie di Pieve di Cadore) e la consorte si adoperò attivamente per la realizzazione di una tomba monumentale dove trasferirne le spoglie. Lo dimostra un fitto carteggio con Soprintendenze (che dovevano concedere autorizzazione paesaggistica) e autorità politiche come prefetto e podestà. L’operazione andò avanti negli anni 1936-39, non senza difficoltà. In nome e per conto della famiglia si mosse l’avvocato perugino Dino Silio Assetati.

Il libro “La tomba dell’ebreo” di Lionello Puppi spiega bene che Raimond Van Marle (di fede protestante) non era affatto ebreo, come ritenne la gente del posto (che profanò più volte la tomba) né fascista, come si credette a lungo. Era semplicemente uno studioso innamorato delle cime dolomitiche incontaminate nella zona di Pieve di Cadore. Come erano false le notizie che lo davano per “pittore olandese, morto a Parigi”. Una vicenda intricata e complessa.

Tanti i documenti mancanti, di ieri e di oggi. Ad esempio, la vedova parla di una autorizzazione prefettizia alla riesumazione e al trasferimento della salma nella tomba dolomitica, ma del documento non c’è traccia. Come non si trova, fra gli atti del Comune di Perugia, il verbale della Commissione toponomastica che intesta ai Van Marle una strada in San Marco. È segno proprio che questa famiglia è perseguitata da una volontà del destino (?) che vuole sommergerla nell’oblio.

Puppi si sofferma a lungo sulle vicende, anche giudiziarie, legate alla tomba e alla sua distruzione. Infatti il sindaco e i suoi uffici furono sottoposti a processo perché quella tomba fu distrutta e si cercò di rivendere la superficie sulla quale era stata costruita. Assoluzione con diversi punti oscuri.

Insomma: i Van Marle senza pace.

Il nostro lavoro giornalistico e di storia locale. Ci siamo interessati delle vicende della tomba nel cimitero di San Marco in cui sono contenuti i resti umani della signora Charlotte Van Marle. Ne sono uscite polemiche, ma anche scoperte interessanti. Conoscenze, per me, significative, come quella con l’avvocatessa Stefania Tocchi, discendente della famiglia e interessata alla tutela di quel sacello.

E poi la scoperta di due volumi, scritti dall’amico musicista Stefano Ragni, sulla figura di Gian Luca Tocchi, musicista perugino discendente dei Van Marle.

Quindi la scoperta che il mio amico, artista Giuliano Giuman, era legato alla famiglia Van Marle attraverso la sua “nutrice” Tina. È stato Giuliano a fornirmi il libro prezioso di cui si parla. Anche se me ne aveva già anticipato notizia Italo Marinelli, pediatra, musicologo e amante dell’arte, adottato dalla Vetusta.

Insomma: il cerchio si chiude. Con la soddisfazione che il Comune di Perugia (per la riqualificazione) e l’Associazione San Marco (per la manutenzione e la cura) assumono su di sé l’impegno di onorare il nome e la memoria dei Van Marle. Una famiglia che lascia a Perugia generosità di doni e ricchezza di affetti.

La tomba dell'ebreo, storia della famiglia Van Marle


 

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