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Venerdì, 19 Aprile 2024
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LETTI PER VOI Lo “Zibaldone di ieri e di oggi” di Angelo Valentini, un come eravamo… per capire come siamo

Un’opera fra storia locale e antropologia, dopo una ventina di libri che abbracciano enologia e bon ton, erboristeria, oxologia, religione, lionismo e tanto altro

Lo “Zibaldone di ieri e di oggi” di Angelo Valentini, un come eravamo… per capire come siamo. Un’opera fra storia locale e antropologia, dopo una ventina di libri che abbracciano enologia e bon ton, erboristeria, oxologia, religione, lionismo e tanto altro.

Storia ed evoluzione del costume, di mode e modi di stare al mondo. Con un occhio di riguardo alla natia Sigillo di cui conserva lucidissime e affettuosissime memorie di splendido 94enne.

Libro preceduto da una nota affettuosa di Mimmo Coletti, un’intervista di Claudio Sampaolo, un appello ai lettori dello stesso autore. In cui Angelo spiega che il presente volume è il completamento di una trilogia, iniziata con “Il mio Sigillo” e “Un sogno lungo 90 anni”.

L’inarrestabile Angelo Valentini, che a 93 anni ha scritto il suo ventesimo libro

Il primo presentava la gente, i camini, le persone. Il secondo esplicitava eventi accaduti nel corso di una vita, a livello sociale e personale.

L’ultimo è appunto uno “zibaldone” che riporta arti e mestieri (comparsi e scomparsi), detti e contraddetti, documenti e proverbi. Perché - spiega l’autore - le storie di paese erano “la nostra tv”, fatta di spettacoli nobili e ignobili, vezzi e vizi, lazzi e sghignazzi, pianto e riso, tragedie e commedie.

Spettacolare la sezione “I saltimbanchi della memoria” in cui si raccontano figure e figuri, mestieri e mestieranti, suonati e sonatori, Garibaldi e Mussolini, levatrice e veterinario, medico e castrino, cardinali e pontefici.

Poi le storie più propriamente “sigillane”, con personaggi quali monsignor Pietro Vergari e il pittore Ippolito Borghesi. La sezione “Proverbi e modi di dire” va dai detti contadini alle battute rintracciabili nel web.

Non mancano liriche, poesie e filastrocche, spesso segnate da una forte ironia. La sezione dedicata al vino e alla vita entra nella specialità esoterica del Nostro. Particolarmente divertente “Le ere del vino” (scritto in un giorno di pandemia): dalla Preistoria al Tremila.

E poi i vip, coi quali Angelo ha avuto, ed ha, una certa consuetudine. Persone con cui ha dialogato: un elenco lunghissimo, qualificato e qualificante.

E infine l’Epistolario con lettere, poesie, ricordi. Non posso non ricordare Fra’ Gualtiero, cui Angelo ha dedicato un bel libro da noi recensito e le lettere ad amici viventi (Cucinelli) o scomparsi (Mariolino Bianchi, Antonio Giorgetti, Peppino Costantini, Giuseppe Fioroni…). Con notazioni di infinita dolcezza.

Letto per voi, il Cammino di Padre Gualtiero Bellucci nel libro di Angelo Valentini

Un’ultima osservazione sulla copertina e sulla quarta che riportano opere della sua collezione personale. Angelo, grande collezionista (capace di comprare a poco ciò che vale molto!) mette in prima una tavola di Gilda Pansiotti D’Amico che celebra donne in attesa della benedizione del pane: siamo in piena “battaglia del grano”, quando il pane quotidiano era una conquista.

A fare da pendant, in quarta, una tela di cui sono innamorato e che Angelo portò all’Artemisia di Fioroni in via Alessi. Si chiama “Gruppo muliebre femminile e monarca maschile attorno a una tavola, dove non c’è il pane, ma champagne e un beccaccino. Pervasi dalla noia”. Sembra il titolo di un film di Lina Wertmuller.  La tela è opera di Vincenzo Calli, ironico verso l’uomo d’oggi, re senza regno, con sensi in cerca di consensi, attitudini e interessi addormentati. Mentre la donna svela il suo volto emancipato e malizioso: specchio dei tempi? Mala tempora currunt. “Ciao, maschio!” disse il regista Marco Ferreri.

Credevo di conoscere Angelo Valentini, ma dopo questo libro ne apprezzo di più la cultura, l’umorismo, l’umanità. “Zibaldone”…  mira legētis.

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