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LETTI PER VOI. “Viva il Greco” di Nicola Gardini. Non lo parlano più nemmeno i Greci, ma quella lingua ci parla ancora

LETTI PER VOI. “Viva il Greco” di Nicola Gardini. Il Greco antico non lo parlano più nemmeno i Greci, ma quella lingua è capace di parlarci ancora.

Un amore nato dalla curiosità, fin dai banchi del ginnasio, addirittura per quell’alfabeto intrigante e misterioso. Quasi un percorso iniziatico, ostico ma foriero di una robusta formazione. Non solo storico-letteraria, ma anche democratica e civile.

Una democrazia che nasce dall’antitesi di quel ‘mèn’ e ‘dè’, intraducibili, perché riflettono una tendenza al dialogo, al confronto di opinioni. Eppure fondamentali. Si direbbe “consustanziali” al ghènos ellenico. Declinato attraverso l’epica e la tragedia, la lirica e la storiografia, la scienza e la filosofia. Insomma: lo scibile e il percepibile, in termini di mente e di cuore.

L’opposizione fra Priamo e Achille come estrema sintesi di un dissidio insanabile, ma anche paziente ascolto della posizione dell’altro, competizione e comparazione, coincidentia oppositorum, unità superiore alle fratture ideologiche e sentimentali.

Una lingua “madre” per definizione, un esperanto che costituisce la base comune delle civiltà.

Belle parole: “Non sarà mai troppo presto per insegnare ai giovani che, quando usiamo le parole, tutti abbiamo grandi responsabilità, sia verso gli altri che verso noi stessi, perché le parole sono una rappresentazione del mondo…”. Non è un caso – aggiungo io – che Dio, all’atto della creazione, abbia deciso di ‘nominare’ le cose, per conferire loro la ragione e la dignità di esistere.

Un libro appassionato che si propone di “insegnare” il greco anche a chi non lo sa. O, perlomeno, di incuriosirlo, avvicinandolo socraticamente a ciò che deriva dalla consapevolezza di “sapere di non sapere”.

Bellissime le riflessioni sulla lingua omerica col suo “ma” e il suo “no”. Che non sono semplice opposizione, ma rappresentazione di una libertà di pensiero. O meglio: di un diverso pensare, che è il sale della democrazia.

Stimolanti le considerazioni sul “perenne mutare dell’identico” riferito all’Eros. Gardini ci conquista non solo col valore, e l’originalità, delle sue riflessioni sulla storia e sulla lingua. Ma ci proietta in una visione che solo i poeti sanno avere. E proporre col linguaggio della persuasione.

L’anima della lingua greca è comparativa e competitiva, dialettica e civilissima. Il suo spirito è quello del dibattito, del saper dire e del saper ascoltare. Perché nella diversità sta il seme della libertà. Questo dovrebbero imparare quanti si cimentano sguaiatamente nei talk.

P. S.: Le traduzioni di Gardini sono strepitose. Anche quando forza, traduce senza tradire. E spiega sempre le proprie scelte. Da amante e cultore del greco antico, qualche volta sono andato a consultare il mastodontico Liddel-Scott-Jones-McKenzie (che pagai come una chitarra Fender Stratocaster), tanto per sfizio. E ho cercato di tradurre da solo, prima di guardare la versione di Gardini. Mi sono sentito piccolo. Per Plutarco, per Tucidide… e non solo. Perché la virtù dei grandi è quella di farti sentire piccolo. Senza umiliarti.

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