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Cultura Ponte Felcino

Teatro di Sacco: all’ex lanificio di Ponte Felcino lo spettacolo del dramma dei lager

A parlarne è proprio il regista Roberto Biselli, che in un’intervista alla redazione di PerugiaToday spiega: “Lo spettatore si troverà a vivere un’esperienza diretta, come in un Museo Vivente della Memoria”

Un complesso industriale di 22.000 metri quadrati a Ponte Felcino – l’ex lanificio- sorto verso il XIX secolo e che contribuì a delineare lo sviluppo economico industriale della nostra regione (oggi completamente in disuso), sarà per la prima volta il palcoscenico “ideale” in cui ripercorrere le memorie, i drammi e gli orrori di una delle pagine più nere della storia contemporanea: i lager nazisti.

Cuore e mente del progetto, Roberto Biselli, fondatore del Teatro di Sacco che, con il patrocinio della Regione dell’Umbria, del Comune di Perugia e dell’Ufficio Scolastico Regionale, porterà in scena, dal 26 al 31 gennaio, l’Istruttoria di Peter Weiss; memorabile testimonianza di come la Germania, all’inizio degli anni ’60, trovò la forza di processare, attraverso una dolorosa Istruttoria di ben due anni, sé stessa ed indirettamente il mondo che assistette, inerme, all’olocausto.

Ecco che l’ex lanificio di Ponte Felcino diventa luogo per antonomasia in cui traspositare l’inferno dei deportati e del lager. La fabbrica, polo di sviluppo economico che ha dato lavoro a generazione di operai, e i campi di concentramento che con la tristemente celebre scritta “"Arbeit macht frei" (il lavoro rende liberi) sbeffeggiava la condizione di prigionia dei milioni di deportati durante la Seconda Guerra Mondiale, assurgono ad una dimensione fisica, e non solo simbolica, dei luoghi della Memoria.

A parlarne è proprio il regista Roberto Biselli, che in un’intervista alla redazione di PerugiaToday racconta: “Era una mia vecchia passione poter allestire il testo di questo straordinario autore tedesco, Peter Weiss, che ha seguito il più importante processo tedesco contro il nazismo e di cui in Italia si ha poca memoria. Il nostro paese ricorda più il famoso Processo di Norimberga che avvenne nel ’46 in cui gli alleati processarono i criminali nazisti ma tutta una parte di corresponsabili non fu mai incriminata. Nel 1963 Peter Weiss assistette al processo in cui il procuratore generale dell’Assia Fritz Bauer riuscì a portare alla sbarra 116 criminali responsabili degli stermini di Auschwitz e in cui per la prima volta la Germania processò se stessa. Fu un momento storico anche per l’Europa; i tedeschi dovettero fare per la prima volta i conti con il loro passato dichiarando che la responsabilità del nazismo era in realtà di tutto il popolo tedesco. Weiss trasse dal processo un lungo oratorio, diviso in 11 stazioni, un po’ come un girone dantesco, raccogliendo le testimonianze di 1.200 sopravvissuti. Un oratorio sconvolgente ed a tratti straordinario, scritto con un stile piano, poetico, che ricorda Primo Levi; una scrittura mai urlata ma molto intensa”.

Da qui la scelta di allestire lo spettacolo nella ex fabbrica di Ponte Felcino, quasi una sorta di metafora del lager e della condizione dei deportati?  “Assolutamente si, il concetto del lavoro per i nazisti nei lager diventata strumento di scarnificazione della dignità umana – spiega Biselli – Ed avere dunque, una struttura a disposizione come l’ex lanificio, luogo di lavoro e di onore, di persone che hanno costruito la loro identità, mi sembrava un paradosso della storia da riempire. Il Lanificio fu inoltre la prima industria sorta in Umbria (1861) e da qui nacque tutta la filiera della maglieria e del tessile che hanno caratterizzato la nostra regione. Prendere un luogo abbandonato, riempirlo di un valore per la comunità, di una memoria non solo per la l’umanità ma anche per coloro che hanno riempito con la loro vita quel luogo, mi sembrava potesse avere un fortissimo impatto comunicativo. Ho inoltre scoperto che i finanziatori di Guelpa (il più importante gestore del lanificio prima dell’avvento di Ginocchietti) furono proprio due imprenditori ebrei del settore tessile di Biella”.

All’interno dello spettacolo – prosegue Biselli – ci saranno artisti coordinati da Francesca Duranti e Andrea Baffoni, che realizzeranno installazioni appositamente create per questo percorso, una sorta di modello laboratoriale a cui vorremmo approcciarci per dare un senso continuativo a questo tipo di lavoro. Lo spettatore si troverà a vivere un’esperienza diretta, come in Un Museo Vivente della memoria, in cui anche solo l’atto stesso di camminare in un luogo storico del genere, diventa esperienza. Ascoltare ‘l’Istruttoria”, la musica, la visione delle installazioni, assaporare le sensazioni, diventa di per sé un evento, generato dal luogo, dalla circostanza, dal tempo, dal testo e dalla creazione degli artisti”.

“Lo spettacolo – conclude il regista – parla della condivisione di responsabilità, l’unica in grado di poter vincere sul nazismo. Un discorso che però può abbracciare il senso stesso dell’arte o di una comunità in generale. Siamo una piccola regione, e qui si potrebbe lavorare tutti con stima, con passione, con affetto, e con un senso politico comune forte. Non è un caso che in questo progetto ci lavorino 150 persone, tra coro, danzatori, attori, volontari, artisti. Grazie anche al sostegno della Regione e al Comune, che hanno fortemente creduto al progetto, alla collaborazione con La Pro Loco che si occuperà della sicurezza, dell’ingresso e di fornire anche un piccolo rinfresco agli spettatori, tutto questo rappresenta un bellissimo esempio di condivisione. Ponte Felcino potrebbe diventare un grande contenitore culturale, un luogo dove far nascere un incubatore di impresa sul tessile, sull’arte, sulla fotografia, sul design. Ho scelto questo luogo anche per manifestare le grandi potenzialità intrinseche di uno spazio che potrebbe diventare il futuro dell’Umbria”.

L’evento si svolgerà come teatro itinerante dal 26 al 31 gennaio con 18 repliche compresi i matinée dedicati alle scuole.

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