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"Festa dello nnaspo": grande evento di cultura, che unisce studiosi e territorio lacustre

San Feliciano in festa, nel ricordo e nel nome di Ferdinando Cesaroni, patronus e princeps della località lacustre. Ed è notizia certa l’inizio dei lavori di risanamento e restauro del palazzo Cesaroni ivi edificato

San Feliciano in festa, nel ricordo e nel nome di Ferdinando Cesaroni, patronus e princeps della località lacustre. Ed è notizia certa l’inizio dei lavori di risanamento e restauro del palazzo Cesaroni ivi edificato. Tanti, troppi ignorano “le opere e i giorni” di Ferdinando Cesaroni. Ci si limita a ricordare dei luoghi comuni, spesso distanti dal vero.

Come la leggenda metropolitana che vuole i mascheroni (opera delle fornaci Angeletti-Biscarini) nella facciata dell’attuale palazzo del Consiglio regionale  fare la linguaccia al monumento equestre a Vittorio Emanuele in piazza Italia, per vendicare il rifiuto, da parte della “maestà”, del passaggio sulla carrozza del ricco parvenu, figlio di un umile giardiniere e assurto a gloria e ricchezza.

Un uomo che, a malapena, era in grado di fare la propria firma, ma che seppe, con dinamismo e intelligenza, assurgere al gotha della finanza e del potere civile, economico e politico nazionale.A illuminare questa storia poco conosciuta, ha messo mano un gruppo di storici di vaglia, coordinati da Luciano Giacchè, studioso di metodo e rigore, che gli amici chiamano scherzosamente “principe della Polvese”.

L’opera a più mani comprende contributi di tanti ricercatori, capeggiati dal soprintendente archivistico Mario Squadroni. Ieri, durante “Lo nnaspo”, a San Feliciano è stata festa grande per la presentazione del volume “Ferdinando Cesaroni: la strategia del ragno”. Che racconta come e qualmente un uomo del popolo sia riuscito a dilatare capitale, investimenti e fruttuose proprietà “ch’era follia sperar”.

Tra le quali, la tenuta di San Feliciano, Montebuono e l’Isola Polvese, tanto per restare in ambito lacustre. Merito di intraprendenza e innovazione: uso del telefono, rotazione culturale, navigazione del Trasimeno, costruzione di palazzi, strade, ferrovie, in Italia e nel mondo…e, si dice, brevetto di una piantina in grado di trattenere il terreno impedendone lo smottamento. Uomo invidiato e vittima di ingiustizie che gli tarparono le ali in almeno tre occasioni: l’acquedotto mancato di Perugia, il sofferto progetto del consorzio del lago Trasimeno, la ferrovia Spoleto-Norcia.

Presenti, per la soprintendenza, Sandro Bianchi e Fabrizia Trevisan, ha relazionato il presidente del consiglio comunale di Pian del Carpine, Vanni Ruggeri, introdotto dal sindaco di Magione, Giacomo Chiodini.  Un’immagine d’epoca ha raccontato che il 18 settembre 1880, nel ricevimento ai Filedoni, in occasione della visita di Vittorio Emanuele II, c’era tutta la Perugia della nobiltà e degli affari, ma non Cesaroni, snobbato parvenu (che però si comprò, mano a mano, molte proprietà dei supponenti e squattrinati nobilastri).

Subito dopo è stata a volta del coordinatore Luciano Giacchè che si è avvalso dell’ausilio di uno snello slide. Quindi Giampietro Chiodini ha declinato le testimonianze e le memorie raccolte sul territorio, mentre Marco Nicoletti ha parlato delle lettere intercorse tra suo nonno Gioacchino e membri della famiglia Ojetti, utili a far luce sulle vicende familiari dei Cesaroni. Un libro che non può assolutamente mancare nella biblioteca di ogni buon perugino.

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