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Politica e segreti, potere e misteri: presentato “Congiure e complotti. Da Machiavelli a Beppe Grillo"

Presentato a Palazzo Graziani, sede della Fondazione Cassa di risparmio di Perugia, il libro di Alessandro Campi e Leonardo Varasano

Non è una sfumatura: usare congiura come sinonimo di complotto equivale a cadere nell’errore. Ce lo spiega, con tanto di esempi alla mano, il libro “Congiure e complotti. Da Machiavelli a Beppe Grillo", curato da Alessandro Campi e Leonardo Varasano e presentato ieri a Palazzo Graziani, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, alla presenza di un pubblico numerosissimo e di personaggi illustri che si sono confrontati su un tema oscuro ed intricato che affonda le radici nella storia, ma sempre di grande attualità.

Nell’aprire l’incontro, moderato dal direttore del Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Perugia, Ambrogio Santambrogio, il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, Carlo Colaiacovo, ha evidenziato che l’iniziativa rientra nelle attività didattiche organizzate dal Dipartimento e che la richiesta di promuovere fuori dalle aule universitarie uno degli appuntamenti previsti per l’Anno accademico in corso è stata accolta con grande favore dalla Fondazione, “impegnata a creare momenti di scambio, di confronto e di collaborazione tra le istituzione che sul territorio operano – seppure a diverso titolo – nel campo della formazione, della ricerca e della promozione culturale”.

A prendere la parola è stato poi il professor Giovanni Sabbatucci, uno dei più noti storici italiani, docente dell’Università di Roma La Sapienza, che si è soffermato su due aspetti. Primo: l’allontanarsi dell’uomo dalle verità assolute, quindi da Dio, ha fatto sì che il complotto abbia assunto un ruolo consolatorio in quanto crea spiegazioni che lasciano immaginare che non tutto è dato dal caso e dalla casualità, esercitando così un controllo sulla paura. Secondo: chi fa questi ragionamenti, chi riesce a “vedere” i complotti, prova una grande gratificazione personale perché pensa di arrivare dove gli altri non riescono.

Questa tesi è ampliamente esposta nel libro, dove viene spiegato che la mentalità complottista, ovvero quell’atteggiamento mentale secondo il quale la realtà che si ci presenta dinnanzi agli occhi è sempre, per definizione, falsa o artefatta - tesi condivisa da molti studiosi - se da un lato invita, anche giustamente, ad avere un atteggiamento critico nei confronti del potere, dall’altro rischia di risolversi in un atteggiamento segnato dalla paranoia e dalla mania di persecuzione. E dal convincimento che il potere, qualunque potere, in quanto tale sia qualcosa di sporco, di opaco, di oscuro.

Quello che si ricava dal libro è che criticare questo modo di pensare non vuol dire trascurare il fatto che nella storia, a partire da quella italiana, ci siano pagine misteriose ed episodi poco chiari. Il problema nasce quando dall’esistenza di una verità parziale o insoddisfacente si arriva alla conclusione che dietro ciò che non si sa ci sia qualcuno che ha ordito una trama segreta per chissà quali fini indicibili.

“Il complotto sta all’indagine come l’astrologia sta all’astronomia”, ha sottolineato il Procuratore della Repubblica, Fausto Cardella, che nel suo intervento - prendendo a riferimento la strage di Capaci e i contatti tra Stato e Mafia - ha detto che a volte si fanno indagini su alcuni presunti complotti senza che si riesca mai ad arrivare ad un punto. Una tesi, questa che fa il paio con quanto affermato da Giovanni Belardelli, storico del pensiero politico dell’Università di Perugia: “Per il complottismo basta la mala fede, perchè è sempre nascosto”.

E se una volta si ricorreva al pugnale o al veleno – come evidenziato da uno degli autori, Alessandro Campi - oggi si ricorre più facilmente alla calunnia e ai dossier segreti per eliminare dalla scena i propri avversari. Complice anche un giornalismo che indaga sempre di più su retroscena e complotti basati sul nulla e che nessuno potrà mai smentire.

E se il complottismo è molto forte negli Stati Uniti, come testimoniato dalle varie letture date alla strage delle Torri gemelle, in Italia non siamo da meno. Tanto da poter ricostruire una storia – come fa l’altro autore del libro Leonardo Varasano - che dal “vecchio” Machiavelli arriva fino al contemporaneo Beppe Grillo.

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