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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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LETTI PER VOI - “Cosa resta” di Walter Cremonte, uno dei più bei libri di poesia pubblicati dall’editoria umbra

È uno dei più bei libri di poesia pubblicati dall’editoria umbra. Parlo di “Cosa resta” di Walter Cremonte, edito nella collana  Lapsus calami dall’editore Aguaplano (2018)

È uno dei più bei libri di poesia pubblicati dall’editoria umbra. Parlo di “Cosa resta” di Walter Cremonte, edito nella collana  Lapsus calami dall’editore Aguaplano (2018). L’esergo è rivolto alla moglie Giovanna e a Nicola, che non c’è più. Si tratta di un libro – dice Walter – concepito in solitudine, ma poi accolto “con cura affettuosa” dagli amici.

Tra essi l’Inviato Cittadino che di Walter fu amico dai tempi del liceo e che di Walter musicò una bella poesia adolescenziale, chiamata “Principessa”.

Il libro oggi sugli scaffali è preceduto da una bella frase di Giovanni Giudici: “e in ogni caso l’essere è più del dire” (da “La vita in versi”: “Inoltre metti in versi che morire / è possibile a tutti più che nascere / e in ogni caso l’essere è più del dire”). A ricordarci che nessuna lirica o retorica potrà mai compiutamente esprimere l’essenza della condizione esistenziale, nella dimensione della forza dell’esistere.

Il libro raccoglie due inediti e diverse liriche tratte da sillogi composte tra il 2001 e il 2016. In qualche caso si tratta anche di libretti, stampati in proprio, in poche copie e donati agli amici in occasioni particolari. La poesia di Cremonte si allontana dalle forme chiuse e codificate dalla tradizione. È caratterizzata dal linguaggio della quotidianità. I suoi punti di riferimento poetico, estetico e (anti)letterario sono Saba, Penna, Caproni. Walter riesce ad ottenere il massimo della espressività utilizzando parole comuni e andando dritto alla forza del contenuto.

Walter è anche un bravo critico. La sensibilità analitica ed estetica gli discende anche dall’essere figlio d’arte: il padre Lelio, oltre che poeta, era una raffinata penna critica. Diversi e puntuali gli studi su autori della contemporaneità (anche in “Poeti a Perugia”, Morlacchi, 2013), senza dimenticare l’amato Leopardi, filtrato dalla lezione di Walter Binni e dal suo innovativo approccio critico.

Walter fu tra i fondatori dell’antiaccademico “Merendacolo” di Ilde Arcelli e altri. Una recente pubblicazione di un saggio di Brunella Bruschi ci ha visto collaborare a una rivisitazione dell’interpretazione di Penna alla luce delle categorie calviniane. Walter pubblica molto meno di quanto non scriva. Atteggiamento che gli deriva da un’innata discrezione. Oltre che da una forte, e immotivata, modestia.

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