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Torna alla vita, e all’arte, il violinista Paolo Castellani. Un’esperienza molto dolorosa, ma a lieto fine

L'intervento a cuore aperto e la lunga e difficile riabilitazione, fino al ritorno alla musica

Torna alla vita, e all’arte, il violinista Paolo Castellani. Un’esperienza molto dolorosa, ma a lieto fine.

“Frutto della bravura, della dedizione e dell’ostinazione di quanti mi hanno curato. Ma anche delle preghiere che mi hanno accompagnato lungo questo percorso accidentato”, commenta oggi Paolo.

Ripercorre a volo d’angelo quell’odissea: “Era il pomeriggio del 29 dicembre 2020 quando, convinto da mia moglie Monica, mi reco al pronto soccorso per un dolore al petto che avevo scambiato per un banale disturbo di stomaco”

Ma non era un problema di poco conto, vero?

“È servito un intervento a cuore aperto. Eseguito alla perfezione. E dormo in coma farmacologico per una decina di giorni. L’11 gennaio mi sono risvegliato in terapia intensiva con tutti i tubi collegati, l’impossibilità di parlare e di comunicare. I ricordi sono molto offuscati”.

Ma non è finita così!

“Vero. Intorno al 20 gennaio ho avuto gravi complicazioni: insufficienza respiratoria, renale, infezioni di vario tipo e arresto cardiaco. Problemi per i quali è stato necessario un nuovo intervento”.

Un’équipe di cuore col… cuore in mano

“Proprio così. Mi hanno raccontato che il mio cuore è stato pompato e massaggiato a turno, manualmente, dal personale addetto per ben 40 minuti. Mi risulta che generalmente, dopo tentativi di 15/20 minuti, ti danno per spacciato”.

Ma così non è stato.

“Dopo giorni in cui i medici non davano molte speranze sulle possibilità di sopravvivenza, miracolosamente ho preso a migliorare gradualmente. Finché il 29 gennaio ho ripreso coscienza e da qui è cominciato il mio percorso di ripresa, assolutamente inaspettato”.

Con quali conseguenze?

“Ho dovuto reimparare a respirare, mangiare, camminare, andare in bagno: come un bambino. Non è stato facile ma, con la mia determinazione, l’aiuto dei miei cari e soprattutto con la grazia di Dio, a distanza di qualche mese, posso dire di aver recuperato”.

Ti ha aiutato la fede, vero?

“Ho pianto ogni giorno in ospedale, non per sconforto. Ho pianto di gioia per aver ritrovato la vita e soprattutto per la commozione e la fiducia nella moltitudine di persone che mi sono state vicine nella preghiera”.

A chi, soprattutto, il tuo pensiero grato?

“A mia moglie Monica che mi ha salvato la vita, ai miei figli Giulia, Daniele e Pietro che adoro, ai tanti fratelli della “Comunità Magnificat”, al “Rinnovamento nello Spirito”. Da tutta Italia, e oltre, amici, colleghi e anche semplici conoscenti mi hanno fatto avvertire la loro presenza; mi sono sentito amato! Dunque porto dentro di me “La gioia di essere salvato” (Salmo 50). Vorrei, oggi più che mai, vivere mostrando questa gioia in tutto ciò che faccio attraverso i doni e i talenti che Dio mi ha dato”

Quali le maggiori difficoltà nella riabilitazione?

“Quando mi sono risvegliato, non riuscivo a muovere il braccio sinistro: la spalla era completamente bloccata e dolorante. Ho temuto il peggio, cioè prevedevo di non poter più suonare il violino, che è la mia vita”.

E poi?

“Un miracolo nel miracolo. Con la fisioterapia, la fede e la mia volontà di riprendere a suonare, posso dire di aver recuperato al 100% le mie funzionalità motorie. Anzi, per assurdo, mi sembra di suonare meglio di prima: più sciolto, più morbido, più libero”.

Vuoi dire qualcosa al personale sanitario che ti ha assistito?

“Intendo ringraziare i miei 'angeli in terra', una equipe di operatori sanitari, medici, infermieri, OSS del reparto di terapia intensiva cardiochirurgica e del reparto di cardiochirurgia. Oltre ad una preparazione impeccabile, che troppo spesso diamo per scontata, hanno dimostrato una umanità, una dolcezza e una paziente dedizione. Mi hanno persuaso di vivere il proprio lavoro come una vera e propria missione che assolvono in maniera impeccabile, facendoti sentire sempre accolto, importante e prezioso, così come qualunque essere umano è prezioso e insostituibile”.

Hai scelto un modo tuo per ringraziarli?

“Ho promesso che avrei organizzato un concerto con l’Associazione “Donatori di Musica” con la quale ho già collaborato in passato, proprio nella Chiesa dell’Ospedale. Sarà sicuramente a giugno. Spero a breve di poter comunicare la data precisa e suonerò col Satorduo, assieme al chitarrista Francesco Di Giandomenico, diversi brani tratti dal nostro repertorio”.

Adesso, a salute recuperata, ci dici dei tuoi prossimi impegni artistici?

“Col nostro Satorduo abbiamo in programma una prossima tournée in Cina, già fissata per luglio 2022”.

E restando nel nostro territorio?

“Proseguirà “San Barnaba in Concerto”, “Note di Viaggio” alla Biblioteca di Corciano, “Bevagna Music Festival” in collaborazione col comune di Bevagna, dopo la conclusione della pandemia”.

Su e giù per lo Stivale?

“Ad agosto, in terra Toscana, “Le 4 Stagioni” di Vivaldi, due concerti a Badia San Salvatore e Pienza con l’Orchestra della Miniera, diretta dal Maestro Luca Morgantini”.

Il lavoro con la nostra Orchestra da Camera?

“Naturalmente, continua la mia collaborazione con L’Orchestra da Camera di Perugia che riprende con grandi prospettive di crescita e collaborazioni con i grandi del panorama musicale mondiale. Cominciando con gli Amici della musica di Perugia il 22 giugno con Angela Hewitt, la Sagra Musicale Umbra a settembre. Senza dimenticare la frequente collaborazione con Gino Paoli (foto) che ci vedrà presenti, il 12 luglio, al Parco della Musica di Roma”.

E la didattica?

“Ho ripreso l’insegnamento al Conservatorio G. B. Pergolesi di Fermo, dove ho avuto il trasferimento l’anno scorso. Non vedevo l’ora di riprendere in presenza, dopo i mesi di lezioni in DAD dovute alla pandemia”.

Insomma, caro Paolo, sei tornato a vivere!

“La mia vita riprende i suoi ritmi e i suoi impegni. Certamente con più leggerezza e sicuramente con la consapevolezza di quanto è importante spendere in maniera giusta, equilibrata e gioiosa, ogni momento della nostra esistenza”.

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