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Jazz Club Perugia, anteprima Umbria Jazz Winter con Jarrod Lawson & the Good People

Jarrod Lawson & the Good People suoneranno anche il 30 dicembre 2015 e il 2 gennaio 2016 nel festival della Città della Rupe. Sul palco il gruppo del cantautore/pianista di Molalla (1976 Oregon USA), Jarrod Lawson

La seconda data del cartellone del JCP, fissata per venerdì 6 novembre alle 21,15, diventa una vera e propria anteprima di Umbria Jazz Winter #23 di Orvieto. Jarrod Lawson & the Good People suoneranno, infatti, il 30 dicembre 2015 e il 2 gennaio 2016 nel festival della Città della Rupe. Sul palco il gruppo del cantautore/pianista di Molalla (1976 Oregon USA), Jarrod Lawson. Un'impronta soul rithm&blues la sua, contaminata, molto spesso, dal jazz. Ha un'ottima voce, spesso usata anche il "falsetto". Sia che canti o che suoni il funk, il folk, il R&B, rock o jazz, come è stato scritto tante volte, "tutto ciò che tocca si trasforma in soul".

Quello che era cominciato come l'interesse di un bambino verso il suono e il ritmo, si è trasformato in espressione di un uomo e del suo carattere. Jarrod Lawson canta la sua interiorità e la sua spiritualità, la passione e compassione, la sua empatia e la sua simpatia ... in altre parole, la propria anima! Enfant prodige, a due anni aveva già scoperto le percussioni, esplorava interessato lo studio di registrazione del padre a Redwood City, in California, la residenza di famiglia in quel periodo.

A proposito di questo i genitori raccontano un aneddoto: «Non era difficile sapere dove si trovasse, in casa bastava seguire il suono del "drummer-kit" e lo trovavamo». Quando la famiglia si trasferì in Oregon, Jarrod, frugando tra i dischi di suo padre, scoprì le registrazioni di Donny Hathaway e Stevie Wonder. Due giganti che ebbero un ruolo fondamentale nell'ispirare e costruire la personalità artistica di Jarrod Lawson come cantante e cantautore di musica soul.

Sul versante musicale, vero e proprio però, il nostro a 13 anni era già sul pianoforte con fortissima connotazione soul. Seppure guidato dal padre, JL amava esplorare di continuo e la ricerca lo ha portato a passare da figure immortali come Chopin e Chick Corea, Oscar Peterson e Jaco Pastorius, transitando per Errol Garner, Ravel, Paul Simon, Joni Mitchell, Bob Marley e, naturalmente, Donny Hathaway e Stevie Wonder. Studia composizione, armonia, progressione e sostituzione degli accordi e il lirismo di allora è, in gran parte, sviluppato nelle composizioni mature e incrollabili che sentiamo nel Jarrod di oggi. Ha suonato con Bilal, Average White Band, Angelique Kidjo e Ronnie Laws.

Si costruisce, in sostanza, un ottimo curriculum e fino a diventare quel Jarrod Lawson, talentuosissimo pianista e cantante soul di oggi che, con l’omonimo album di debutto, ha letteralmente fatto "tremare i polsi" a tutti gli appassionati del genere. In breve tempo, quindi, il suo talento lo porta ad acquisire una certa fama nell’area di Portland - città dove vive -, permettendogli di suonare con i migliori musicisti della zona, senza però mai sfondare nel vero senso della parola.

Qualcosa, però, cambiò qualche anno fa. La Dome Records, etichetta britannica specializzata in black music, accetta di produrre il debutto di Jarrod. All’inizio l’album non sembra avere un gran successo, salvo poi cominciare lentamente a girare tra gli appassionati grazie ad un virale passaparola. Dopo qualche mese dalla pubblicazione, il disco - scrive theitaliansoul - capita nelle mani di un certo Gilles Peterson. L’entusiasmo del dj della BBC nei confronti del disco rappresenta per Jarrod il trampolino di lancio definitivo.

Sta per diventare il nuovo fenomeno mondiale del soul. La fama acquisita grazie a questo capolavoro gli ha permesso di girare già mezzo mondo, suonando sui palchi più prestigiosi del globo e stupendo di volta in volta il pubblico con il proprio incredibile talento. Un riconoscimento concreto gli è giunto anche grazie alla vittoria del prestigioso Jazz FM Award. Jarrod ha vinto nella categoria “Soul Artist of the Year” battendo due mostri sacri come Lalah Hathaway e D’Angelo.

Ascoltando JL e The Good People c'è sempre da stupirsi, tutto diventa opera artistica monumentale, musicalmente ricchissima e liricamente molto ispirata. Jazz, funk, soul in tutte le loro declinazioni sono accompagnate dalla profonda spiritualità e “social consciusness” dei testi di Jarrod. Raramente un disco con pezzi lunghi in media sei minuti riesce a non annoiare, e quando succede spesso si tratta di un capolavoro. Dal groove funky di “Music and it’s Magical Way” ai ritmi afro-cubani di “Sleepwalkers”,dal soul genuino di “Everything i Need” all’r&b di “All That Surrounds”: davvero difficile trovare motivi di noia nell'ascoltare il bambino prodigio di Molalla. Parlando di se stesso con un giornalista del Piccolo di Trieste, Lawson dice: «Nel corso della mia vita ho ascoltato molti generi diversi, tra cui classica, jazz, soul, brasiliana, afrocubana, reggae, folk, blues, rock e, più recentemente, elettronica, house e trance. Da bambino ero infatuato dei virtuosi del pianoforte come Art Tatum, Oscar Peterson ed Erroll Garner. Un po' più tardi sono stato affascinato da Miles Davis, Clifford Brown, Max Roach, Cannonball Adderley, Herbie Hancock, Chick Corea, Ella Fitzgerald, Billy Holiday. Questa musica costituisce quindi una parte enorme di quello che sono oggi. Mio padre era sempre immerso nel soul, così mi ha fatto ascoltare fin da piccolo un sacco di brani di Stevie Wonder, Donny Hathaway, Aretha Franklin, Etta James, Al Green e altre grandi leggende».

E si commuove quasi nel ricordare che Stevie Wonder - il suo artista preferito - lo chiamò a suonare per la sua festa di compleanno. Tutto il gruppo risente della ritmicità naturale del grande talento di Portland. The Good Pepole si sostengono rimicamente l'un l'altro, ma non sfuggirà ai più attenti il ruolo fondamentale assunto, nel corso del tempo, da solidissimo bassista elettrico Christopher Friesen, vero e proprio perno dell'intera struttura ritmica del combo di Lawson. Prossimo appuntamento con il cartellone del Jazz Club Perugia il 13 novembre 2015 con il Christian Scott Septet

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