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Come difendersi dalla pervasività dei social, secondo Nicola Zamperini nel suo "Manuale di disobbedienza digitale"

Come difendersi dalla pervasività dei social? Esiste un modo per tutelare i propri dati sensibili? Lo ha spiegato all’aula S1 di Economia, Nicola Zamperini, autore del volume

Come difendersi dalla pervasività dei social? Esiste un modo per tutelare i propri dati sensibili? Lo ha spiegato all’aula S1 di Economia, in via Elce di Sotto, Nicola Zamperini, autore del volume “Manuale di disobbedienza digitale”, edito da Castelvecchi. Incontro organizzato dallo Studium, coi professori Enrico Carloni e Benedetto Ponti, a favore degli studenti di Scienza della comunicazione, corso di Diritto dell’Informazione.

Nicola Mariuccini, informatico di vaglia, ha interrogato l’autore, giornalista e figura eminente del mondo della comunicazione, consulente per le strategie digitali di grandi aziende e istituzioni, docente Digital Literacy per i professionisti della sanità e titolare di un blog sull’Huffington Post. Zamperini ha spiegato quali sono gli effetti di ogni nostra interazione con Facebook, Google, Amazon, Apple, i signori del web.  

Cosa ci rubano gli algoritmi? Quali porzioni di noi stessi stiamo cedendo? 

L’autore ha raccontato la genesi culturale delle techno-corporation, le multinazionali che – grazie alla tecnologia – dominano la nostra vita quotidiana. E ci ha raccontato lo strapotere di Facebook col quale molti “analfabeti tecnologici” tendono a identificare tutto il mondo di internet, assecondati in questo dai “regali” di Mark Zuckerberg, lesto lestofante del web.

Dice: “Internet è uno squalo vorace, ma la sua nascita è equiparabile all’invenzione della ruota, per la svolta impressa alla storia dell’umanità. Facebook equivale a quella del motore a scoppio, del quale ci serviamo universalmente. Tutti noi siamo presenti col nostro corpo virtuale nel web e i nostri dati assumono valore economico, anche in termini di conoscenze, di potere politico e influenza sociale”.

E il riferimento a Trump è inevitabile, con la mazzata previsionale che “d’ora in poi sarà sempre così, se non peggio”.

Dunque, come ci si può difendere dai voraci algoritmi che rispondono in automatico e sono sempre avidi di domande? Ma poi, a cosa servono le domande?

“Le domande – dice Zamperini – sono anche più importanti delle risposte perché offrono il destro all’individuazione delle tendenze, del sentiment degli individui e delle società”. Poi, nel libro, detta anche un elenco di regole di disobbedienza che, nella patria di Capitini, si potrebbero definire di “non collaborazione”.

Insomma: occorre prendere consapevolezza dell’universo digitale in cui viviamo, assumendo le necessarie contromisure per difenderci dall’invadenza dei media. Sempre che sia possibile.

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