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IL BUON SALOTTO A Civitella d’Arna, Elio Clero Bertoldi racconta nascita e fortuna del giornalismo: dai graffiti in grotta, a Tucidide e al Bar

A Civitella d’Arna, Elio Clero Bertoldi racconta nascita e fortuna del giornalismo. Un’appassionata narrazione che incrocia storia e umanità. L’obiettivo era ambizioso, ma Bertoldi ha superato la prova a pieni voti, col persuaso consenso dell’uditorio, riunito nel sagrato della chiesa parrocchiale. Se il crinale è nella forma costituito dall’invenzione della stampa a caratteri mobili (1454) i prodromi del racconto giornalistico si intercettano a far capo dal mondo antico e forse anche dalla preistoria. Che altro sono le scene di caccia collettiva, raccontata dalle pareti delle grotte di Lascaux, se non un resoconto del modo di vivere e delle modalità relazionali del consesso umano? Non sembri una forzatura, ma le cose stanno esattamente così.

Altro è poi dire che nel 1501 viene edito a Roma un foglio in cui si racconta un fatto storico recente, col valore aggiunto di due xilografie. Ma già i logografi greci, come Erodoto o Senofonte, erano a loro modo giornalisti. E lo è ancor di più Tucidide che, a supporto del racconto della Guerra del Peloponneso, propone le fonti analizzate con la sua tipica “acribìa”. Che significa oggettività, indipendenza di giudizio. Ossia i canoni sempre attuali della deontologia giornalistica. Viene spiegata l’origine del termine veneziano “gazeta”, originariamente usato ad indicare il costo dei due soldi per l’acquisto del giornale-gazzetta. Sono giornalismo le bolle papali e le cronache comunali, i Fondi giudiziari, i contastorie da fiera e perfino le efemeridi del mondo classico.

Il primo giornale viene edito nel 1600 ad Anversa. Ma anche a Mantova non si scherza, come nell’Inghilterra della prima rivoluzione industriale. E poi “Il Caffè” dei Verri e di Cesare Beccaria. Fino al Times del 1785 e alla proluvie di fogli informativi o polemici che dilagano durante la Rivoluzione Francese. Quando, per lo scritto, si poteva rischiare di… perdere la testa. Insomma: storia del giornalismo e molto di più. Tra il pubblico la signora Ettorina Adanti, centenaria civitellese, che di Elio Clero è zia. Seduta, attenta: non ha perso una virgola. Miracoli del relatore o… della genetica.

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