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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia

Lavoro, l’Umbria supera i livelli pre-pandemia e torna a correre: più settemila posti. Ma ora fanno paura inflazione e caro-energia: gli scenari

Mencaroni (Camera di Commercio): "Servono decisioni coraggiose, come il taglio del cuneo fiscale sulle retribuzioni. Oltre ovviamente a un rispetto puntuale del timing del Pnrr”

Solo quattro regioni su 20 ancora sotto i livelli occupazionali pre-pandemia delle imprese, in Italia in un anno 533.930 addetti in più (+196.737 nell’ultimo trimestre). Prime per crescita occupazionale delle aziende Sicilia, Sardegna e Abruzzo. L’Umbria supera i livelli pre-pandemia e marca su base annua +2,75% con 6mila 934 addetti in più, un po’ meno della media nazionale (+3%), ma più del Nord. La provincia di Terni fa meglio di quella di Perugia, tra i comprensori in testa Amerino, Tuderte e Orvietano (che tuttavia accusa una flessione nell’ultimo trimestre), unico segno negativo nell’Eugubino – Alto Chiascio, che continua ad essere il territorio pià colpito dalle varie crisi dal 2007 ad oggi dopo invece un passato con grandi fabbriche e indotto di qualità. In Umbria, il primo trimestre 2022, ha superato i livelli occupazionale pre-covid (258.281 addetti totali contro i 255.050 del IV trimestre 2019, l’ultimo prima della pandemia) e su base annua mette a segno un incremento degli addetti del 2,76% (+6mila 934), mentre a livello congiunturale marca +0,94% (+2mila 406 addetti).

“Dati occupazionali buoni, a livello annuale come a livello congiunturale, sia per l’Italia che per l’Umbria – ha affermato Giorgio Mencaroni, Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria – Dimostrano la vitalità delle imprese e la mobilitazione per cogliere una fase di ripresa, trainata anche dalle prospettive del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr). Ma prima di cantare vittoria sarà bene attendere i dati dei prossimi trimestri, perché l’inflazione all’8%, la disarticolazione di non poche filiere produttive e di servizi, la relativa scarsità di materie prime che non consente a molte imprese di lavorare a pieno regime – tutti fattori che si sono aggravati da marzo con la guerra in Ucraina – indubbiamente stanno pesando molto sulle prospettive di crescita. Servono decisioni coraggiose, come il taglio del cuneo fiscale sulle retribuzioni. Oltre ovviamente a un rispetto puntuale del timing del Pnrr”.

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