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Più nati dopo il lockdown imposto dal Covid? Tutto falso, meno figli in Umbria e persi 5mila abitanti in 12 mesi

La crisi economica da Covid inciderà sulle nascite anche nei prossimi 2-3 anni. I dati sull'invecchiamento della popolazione

C'era una speranza nel primo lockdown ai tempi del Covid: costretti a stare in casa ci sarà un aumento delle nascite, dopo un periodo di fortissimo calo. Ma non si era tenuto conto invece della crisi economica, della paura del futuro e delle mille incertezze sanitarie. Tutti elementi che non hanno favorito il ritorno delle cicogne, ma anzi ne hanno ulteriormente scacciate altre dalla rotta verso le case degli umbri.

La speranza è rimasta solo sulla carta, come tanti aiuti alla popolazione promossi dall'allora Governo Conte. L'indagine di Luca Calzola, ricercatore Istat, dalle colonne del l'Agenzia Umbria Ricerche, ha fotografato la triste realtà del Covid: macerie sull'economia, macerie sulla vita sociale e macerie sulla demografia. Tanti morti, nuovi nati in picchiata, persino rallentamento dei nuovi migranti che decidono di vivere in Umbria.

"Le nascite risultano di poco superiori a 5mila mentre i decessi superano il livello di 11mila (+8,5% rispetto al 2019). Ne consegue una perdita di abitanti dovuta alla dinamica naturale (nascite-decessi) negativa di 6mila unità. Il tasso di crescita naturale, pari a -6,8 per mille (-5,8 per mille a livello nazionale), varia dal -6,1 per mille di Perugia al -8,7 per mille della provincia di Terni". Nel 2020 il numero medio di figli per donna è sceso a 1,15 da 1,2 del 2019. Rispetto al 2008, quando nell’apice di una breve ripresa, iniziata a fine anni Novanta, aveva raggiunto il valore di 1,41, la riduzione risulta del 18,4%, quasi il doppio se confrontata con quella media italiana. La diminuzione della fecondità interessa entrambe le province umbre, ma si manifesta con maggiore intensità in quella di Perugia.

E la situazione negativa è destinata a durare: "Il possibile impatto psicologico di Covid-19 - ha scritto Luca Calzola -  sulle scelte riproduttive si è verificato a partire da marzo e quindi ha avuto effetto solo sulle nascite di dicembre, ma è presumibile che continuerà a esercitare un effetto riduttivo sulla natalità anche nel corso del 2021. Alla riduzione dei livelli riproduttivi si somma il progressivo restringimento della popolazione femminile in età feconda per effetto della contrazione delle nascite iniziata nella seconda metà degli anni Settanta del secolo scorso. Pertanto, nell’ipotesi che i tassi di fecondità per età rimangano ai livelli del 2020, nei prossimi 2/3 anni le nascite scenderebbero sotto la soglia di 5mila unità annue".

Tutto questo comporta una regione sempre più piccola e sempre più vecchia. Al 31 dicembre 2020 la popolazione residente in Umbria ammonta a 865mila unità, 5mila in meno rispetto all’inizio dell’anno (-5,9 per mille);  Al primo gennaio 2021, più di un umbro su quattro ha almeno 65 anni e solo il 12% ne ha meno di 15. La quota di ultrasessantacinquenni è aumentata in un anno di 0,2 punti percentuali, quella dei più giovani è, invece, diminuita di 0,3 punti percentuali.

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