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Tassisti, bus e noleggiatori in profonda crisi: "Il Governo ci ignora nonostante fallimenti e licenziamenti"

Il 28 ottobre protesta in piazza della categoria del trasporto privato: "Mai ricevuti a Roma"

"Siamo stati i primi a fermarsi e rimaniano, ancora ad oggi, senza speranza di ripartenza": il grido disperato dell'ennesimo importante settore economico dell'Umbria che si sente tradito dal Governo, sui mancati aiuti, e allo stesso tempo sta sprofondando nelle sabbie mobili del coronavirus mai così dannoso come in questa seconda ondata di contagi. Loro, quelli senza sapere se riparteranno, sono gli associati di categoria di bus, vetture e natanti con conducente; ovvero il trasporto privato.

Hanno deciso di proclamare lo sciopero generale per il 28 ottobre prossimo. Protesteranno a Perugia per difendere la loro attività e allo stesso tempo salvare il posto di lavoro dei propri dipendenti. "Più volte abbiamo inviato al Governo richieste di aiuti per la grave situazione creatasi - hanno spiegato - invocando provvedimenti che avrebbero potuto in qualche modo salvare imprenditori e dipendenti dal baratro, le richieste purtroppo non hanno mai avuto un riscontro e non hanno nemmeno prodotto nessun incontro. La peculiarità di questo comparto è la totale dipendenza dai flussi turistici e, seppur rientrante nel settore trasporti, costituisce anello indispensabile ed interagente con l’industria turistica. I Dicasteri sollecitati (Turismo e Trasporti) ed il Governo stesso ignorano queste attività tenendo gli occhi puntati sui soli servizi di TPL che, se pur aventi lo stesso codice ATECO, svolgono attività completamente diverse".

La realta per loro è di Leasing, tasse, mutui, contributi spostati di qualche mese e senza previsioni di poter ripartire e poter onorare le scadenze procrastinate. Intanto si parla di affiancamento al TPL ma fino ad oggi tale misura non è mai stata messa in atto. "In questo contesto l’esasperazione dovuta alla mancanza di attenzione da parte del Governo ci induce, nostro malgrado, ad invocare il diritto di manifestare affinché si possa avere la giusta attenzione per evitare default e licenziamenti di massa ma soprattutto perché le associazioni non riescono più a gestire le iniziative di protesta di una base ormai stanca".

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