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La Regione vara il nuovo piano dei rifiuti: differenziata al 75%, un nuovo termovalorizzatore, tre discariche chiuse

I primi particolari del piano aggiornato dopo due anni di lavori e verifiche del comitato tecnico scientifico. Discariche tra tre anni insufficienti al conferimento dei rifiuti. Tutti i particolari sul termovolarizzatore

L'Umbria ha il suo nuovo piano dei rifiuti con tanto di chiusura del ciclo che per anni non è stata mai affrontata per evitare rotture nel centrosinistra che allora governava la Regione. Dopo due anni di riunioni e studi del comitato tecnico scientifico e dopo l'approvazione della delibera in Giunta, l'assessore Roberto Morroni insieme alla Presidente Donatella Tesei hanno annunciato le linee guida del piano che sono decisamente in controtendenza rispetto al passato e ricalcano il programma presentato agli elettori dal centrodestra più civici. Ma partiamo da dati attuali che poi sono stati fondamentali per decidere il nuovo scenario: attualmente la raccolta differenziata si trova al 66,2 per cento e molti comuni sono in forte ritardo; non è stato centrato l'obiettivo del 2018 di arrivare al 73 per cento.

La situazione sul fronte delle discariche è ormai difficilissima: l'assessore parla di pre-emergenza in fatto di capienza e restano solo tre anni prima di non avere più spazio necessario dove mettere quei rifiuti indifferenziati a cui fino adesso non è stato dato valore e non  inseriti in una vera chiusura del ciclo. Insomma bisogna agire velocemente per non finire a gravare in altri territori in fatto di rifiuti, a costi pesanti che poi si riverseranno sulla tariffa per cittadini e aziende. Rispetto agli scenari presentati dal comitato tecnico scientifico agli amministratori, è stato scelto - per sostenibilità ambientale, economica e di rispetto della salute degli umbri - lo scenario 1 che prevede: una fase iniziale che prevede entro il 2030 azioni dirette per arrivare alla raccolta differenziata al 75 per cento (5 anni prima rispetto alle richieste della ue), il recupero di superfici per evitare il blocco del conferimento in tre discariche: Borgo Giglione, Orvieto e Belladanza per un totale di 1milione di metri cubi. Saranno chiuse e risanate altre tre discariche umbre ormai inutilizzabili.

Seconda fase: potenziare gli impianti per il recupero di rifiuti per produrre Css da trasformare in energia e calore nel nuovo Termovalorizzatore dell'Umbria che ha come obiettivo quello di trasformare solo rifiuti di casa nostra, certificati, per una capienza stimata di 130mila tonnellate. Si arriverà dunque ad una piena autonomia, abbassando i costi - si passerà da 80 a 130 euro costo in discarica a tonnellata, a 40-50 per cento per quanto riguarda la termovalorizzazione -. Per le famiglie e le imprese a quel punto verrà somministrata una bolletta basata sulla tariffa puntuale. Sarà istituito un tavolo permanente per i controlli. Il piano prevede per la realizzazione del Termovalorizzatore per un investimento di 100 milioni di euro che si ammortizzeranno in 25 anni. Ipotesi di messa in funzione: 2030.  Dove sarà realizzato? Ci sarà una commissione che mapperà il territorio e terrà conto delle amministrazioni comunali per arrivare ad individuare il terreno migliore.

"Voglio essere chiaro: il termovalorizzatore non sarà una piaga da dare a qualcuno. Ma è una grande opportunità - ha ribadito Roberto Morroni - sul modello europeo dove i rifiuti sono una ricchezza e le nuove tecnologie sono a basse emissioni e sono al servizio dell'ambiente visto che vanno a sopperire le discariche. Il nostro modello è Copenaghen dove il termovalorizzatore si trova in città e nello stesso stabile c'è una pista da sci  e attività commerciali e sociali.  Con ambizione abbiamo puntato al 75 per cento dei riciclo per un percorso virtuoso mai previsto in Umbria. Il territorio che sarà scelto potrà contare su grandi opportunità economiche e di sviluppo e allo stesso tempo sarà tutelato dal comitato di sorveglianza che sarà permanente".

Morroni ha tenuto a precisare che il provvedimento che ha permesso ai cementifici umbri di bruciare css - rifiuti - come carburante non è stata presa dalla Regione ma dal Governo che ha modificato le norme. "Questa soluzione era prevista in uno dei tre scenari ma noi l'abbiamo scartata perchè economicamente troppo onerosa. Ci siamo limitati a norma di legge ad aggiorare le autorizzazioni". 

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