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L'olio extravergine "colpito" dai cambiamenti climatici: dimezzata la produzione. Ma c'è un piano per salvare produzione e qualità

Ad influenzare negativamente la stagione: l’assenza di piogge e la siccità, insieme alle gelate di aprile scorso. E non sono fenomeni isolati...

I cambiamenti climatici stanno mettendo, già da ora, a serio rischio la produzione (in fatto di quantità per adesso) del nostro prezioso oro verde, ovvero l'olio extravergine d'oliva. Le prime analisi sul raccolto 2021 - comunicate dai soci alla Coldiretti - parlano chiaro: un calo del 50 per cento, con picchi superiori in alcuni territori, ma per fortuna una qualità ottimale. Ma per mandare avanti un settore come questo, riconosciuto a livello internazionale, non ci si può accontentare di produzioni di nicchia. I numeri contano seppur non a discapito della qualità.  Ad influenzare negativamente la stagione: l’assenza di piogge e la siccità, insieme alle gelate di aprile scorso. E' chiaro che non si tratta di una stagione sfortunata ma tutto è legato ai cambiamenti climatici che sono destinati a condizionare a lungo la nostra umbria. Le politiche green e sostenibili sono avviate ma sono limitate e per gli effetti c'è bisogno di tempo.

E allora cosa fare per evitare di perdere tale ricchezza che è fortemente legata anche al turismo e all'immagine dell'Umbria? Coldiretti ha le idee chiare ed ha elaborato un piano da finanziare con il bando del Programma di Sviluppo Rurale e con il Recovery Plan. Serve dunque che l'istituzioni regionali facciano pressioni sul Governo nazionale per attivare tutte le risorse possibili. Albano Agabiti, presidente di Coldiretti Umbria, dopo aver spiegato che "non sono più rinviabili interventi strutturali" annuncia anche le possibili soluzioni da attuare: per sostenere e incrementare la produzione nazionale di extravergine è necessario rilanciare la produzione attraverso la realizzazione di nuovi uliveti, di impianti di irrigazione e costruzione di pozzi o laghetti, anche in maniera consorziata, favorendo la raccolta meccanizzata delle olive con macchinari che riducano i tempi e costi di raccolta. "In quest’ottica ha concluso Agabiti - importante il bando del Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020 16.4.1, che punta allo sviluppo della filiera olivicolo-olearia con l’obiettivo di incrementare la produzione di alta qualità, favorire l’innovazione e l’aggregazione delle imprese, aumentando la competitività".

In Umbria, secondo elaborazioni Coldiretti, si trovano quasi 7,5 milioni di piante di olivo che coprono circa 30.000 ettari e permettono di produrre mediamente circa 65.000 quintali di olio l’anno. La D.O.P. dell’olio extravergine di oliva Umbria, istituita nel 1997, è l’unica denominazione italiana estesa all’intero territorio regionale, che è stato suddiviso in cinque sottozone (Colli Assisi-Spoleto, Colli Martani, Colli del Trasimeno, Colli Amerini e Colli Orvietani). Gli olivi sono per la maggior parte di varietà Moraiolo, che è la cultivar che simbolicamente e concretamente rappresenta l’olio umbro, di varietà comuni come Frantoio e Leccino e di cultivar autoctone, nell’areale del Trasimeno varietà Dolce Agogia, nell’areale di Giano dell’Umbria varietà San Felice e Nostrale di Rigali nell’areale di Gualdo Tadino. Altro snodo essenziale della qualità dell’olio umbro, è il numero dei frantoi: circa 200, che, con una presenza così capillare sul territorio, permettono la frangitura immediata delle olive, senza che queste si deteriorino per una presenza troppo lunga in magazzino prima della lavorazione.

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