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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Altri due casi di peste suina alle porte dell'Umbria. Confagricoltura alla Regione: "Economia a rischio. Abbattimenti dei cinghiali per un triennio"

L’export del settore suinicolo italiano sta subendo danni economici quantificabili in 20 milioni di euro al mese

Sale la preoccupazione in Umbria negli ambienti degli allevatori, del turismo e dell'alimentare, dopo l'annuncio dell'Istituto Zooprofilattico su due nuovi casi di Peste Suina Africana in un piccolo allevamento nella zona rossa, istituita di recente nel Lazio, e precisamente nella vicina provincia di Rieti. Alle porte dell’Umbria è quindi sempre più presente la PSA e la mobilità dei cinghiali rischia di mettere in crisi allevamenti e norcineria: “Un episodio grave che mette a rischio la filiera suinicola regionale e nazionale, frutto della disattenzione con la quale l’emergenza PSA è stata affrontata fino ad oggi. L’ingresso del virus nell’allevamento vicino a Roma poteva essere evitato con misure adeguate, incisive e tempestive”. Come ha riferito Confagricoltura che chiede adesso in Umbria di mettere in campo un piano più incisivo prevenire i danni economici che la sola notizia della diffusione del virus tra gli allevamenti è capace di produrre, pure in Umbria.

“Nelle aree dove sarà necessario eliminare il cinghiale, che dal punto di vista demografico è presente in numeri enormemente superiori a quanto previsto dall’equilibrio ecologico, è necessario che tali attività siano consentite anche in battuta e non solo con la tecnica dell’aspetto e della girata. Tutte e tre le tipologie di intervento debbono poter coesistere ed essere adottate per 12 mesi l’anno per i prossimi tre anni. E ciò deve essere reso possibile in quanto non si tratta di caccia al cinghiale, attività peraltro che deve essere limitata alle sole zone vocate e con settori assegnati a rotazione alle squadre di cacciatori".

Per Confagricoltura Umbria devono essere deliberati anche altri due atti di contenimento del cinghiale: trappole con esche e la realizzazione di ampie zone recintare in area boscata, a contenere in questi contesti il cinghiale e assegnarne la gestione di chi ha interesse alla caccia come attività ludica con i proprietari di dette aree.

Dal ritrovamento del primo cinghiale colpito dalla PSA, lo scorso gennaio, l’export del settore suinicolo italiano sta subendo danni economici quantificabili in 20 milioni di euro al mese. Con un export di 1,5 miliardi di euro nel 2021, il volume di affari totale (produzione degli allevamenti e fatturato dell’industria di trasformazione) sfiora gli 11 miliardi. Complessivamente, l’intera filiera genera un fatturato che è pari al 5% del totale della produzione agricola nazionale e sul fatturato dell’intera industria agroalimentare italiana.
 

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