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Economia

Sulla "macchina del tempo" verso l'Umbria 2030: la ricerca, i nuovi lavori. "Programmare ora per evitare il binario morto"

Le previsioni-studi del direttore di Agenzia Umbria Ricerche sulla nuova rivoluzione che sta investendo il mondo del lavoro. "Il fatto è che chi non sta al passo con i tempi corre il rischio di stare su un binario morto"

Nell'Umbria in crisi perenne, alle prese con spopolamento e poco lavoro, dopo almeno 10 anni di scelte sbagliate (o forse sarebbe meglio dire di non scelte), la necessità di invertire la rotta e dare vita ad un piano di sviluppo partecipato per il futuro - gli Stati Generali dell'Umbria - sono delle priorità alle quali la nuova Giunta Tesei, se lungimirante, non potrà sottrarsi. La parola principale è lavoro. Una Regione, con il sostegno dello Stato, deve capire dove investire, con chi collaborare e in che modo per creare i pressuposti ad investirori e imprenditori di attuare in Umbria, nei vari territori, i loro progetti. Bisogna avere il coraggio di salire su una macchina del tempo - fatta di studi e analisi - per individuare il percorso e le scelte giuste.

La domanda è: quale saranno i settori del lavoro futuro? Una prima risposta è arrivata dal direttore Giuseppe Cocco, Agenzia Umbria Ricerche, che mai come in questo periodo sta offrendo analisi e proiezioni fondamentali per il nostro futuro. Coco su quella macchina del tempo che ci proietta da qui a 10 anni, ci è salito: "Da qualche anno stiamo facendo i conti con una rivoluzione tecnologica che sta trasformando il lavoro tradizionalmente inteso. L’era dei bit, avanzando, sovrasta l’era degli atomi e provoca una mutazione sui lavori e sui lavoratori. Oggi si sta per scrivere una ulteriore nuova pagina, nata molto probabilmente il 9 gennaio 2007 quando Steve Jobs mostrò per la prima volta un oggetto (l’iPhone) che da quel momento avrebbe cambiato il nostro modo di vivere".

Queste sono le premesse, il carburante iniziale per partire. La meta, ovvero lo scenario, è invece questo, in ambito dei nuovi lavori: "Prendiamo l’Umbria e con la macchina del tempo portiamola nel 2030. Ipotizziamo che gli occupati siano numericamente identici a quelli del 2018 che, stando ai dati Istat, sono pari a 355.000. A questo punto ripartiamo gli occupati sulla base dell’ipotesi riportata all’inizio ed ecco prendere vita il grafico sottostante. Emerge una nuova realtà - sulla base degli studi di sociologi ed economisti - in cui solo il 20% dei lavori apparterrà alla sfera del mondo operaio; il 30% a quello impiegatizio; il 50%, il pezzo più grosso della torta, a quello creativo ovvero alla produzione immateriale, di emozioni e di immagini che avranno come protagonisti, giusto per fare qualche esempio: i big data specialist, gli influencer strategist, i retail designer".

Ecco settori, previsioni, lavori individuali ma in grado di influenzare masse, mode e consumi. Dunque ricapitolando in numeri: 177.500  lavoratori dovranno essere ricollocati nei nuovi mestieri "immateriali". Allo stesso tempo bisogna rafforzare l'artigianato e mantenere i presidi industriali. La strategia dunque è complessa. Ma l'Umbria  in grado di reggere, in queste condizioni, alla modernità? Scrive il direttore Coco: "Dare una risposta non è facile. l’Umbria, per come la conosciamo, può essere in grado di offrire, in un futuro ormai prossimo, un’occupazione a 177.500 persone nell'ambito dei lavori creativi? Chiaramente l’ipotesi iniziale su cui si è costruita la presente riflessione potrebbe non rivelarsi azzeccata. Non sarebbe la prima volta. Tuttavia, viene difficile immaginare il lavoro di domani non legato prevalentemente alla sfera della creatività".  

"Se il domani non lo si prepara oggi si corre il rischio di subirlo. Diciamocelo con franchezza: molte regioni italiane (in particolare del Centro-Sud) si presentano fragili rispetto alle mutazioni del lavoro. E uno dei fattori che le ha rese tali è stato il non aver investito abbastanza in Ricerca e Sviluppo. I dati, su questo fronte, sono impietosi e ci dicono che molte delle nostre aree territoriali rappresentano il fanalino di coda dell’Europa. Il fatto è che chi non sta al passo con i tempi corre il rischio di stare su un binario morto". O si programma ora oppure lo spopolamento e l'emigrazione sarà quasi totale. Ricerca, sviluppo, università: sono queste le altre tre parole chiave per il Salva Umbria. 
 

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