L'allarme: "30mila umbri costretti a lavorare con i voucher: niente diritti e niente tutele"
Riceviamo e pubblichiamo la nota di Mario Bravi, Presidente dell'Ires Ccgil Umbria, che lancia l'allarme sul precariato nella nostra regione: "30mila umbri costretti a lavorare con i voucher, ecco la legalizzazione estrema del lavoro precario"
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Secondo le elaborazioni effettuate da uno studio dell’Ires Cgil dell’Umbria saranno 30 mila gli umbri che nel corso del 2016 sono stati costretti ad utilizzare i voucher. Ormai è noto a tutti che il voucher (o buono lavoro) non prevede nessuna forma di tutela, né assistenziale, né previdenziale e nega diritti fondamentali come la maternità e la malattia. Non è esagerato definirlo una forma di legalizzazione estrema del lavoro precario. Nonostante questi giudizi, ormai largamente condivisi, questa moderno imbarbarimento delle prestazioni lavorative continua a diffondersi in maniera abnorme e sta dilagando in tutti i settori.
L’Osservatorio nazionale sul precariato dell’Inps ci dice che nel periodo gennaio-settembre 2016 in Umbria sono stati venduti 1.868.945 voucher con un aumento del 36% rispetto allo stesso periodo del 2015. Le persone che sono state costrette a ricorrere a questo strumento sono stati nel 2014 17.790, saliti nel 2015 a quota 24.020.
E’ evidente a tutti quindi che non si tratta più di un fenomeno limitato o di nicchia visto che i cosiddetti ”voucheristi” ormai sono un intero popolo di ipersfruttati, che già nel 2015 erano l'11,1% del totale dei lavoratori dipendenti umbri (193.016 addetti complessivi) e che secondo le più recenti elaborazioni dell'Ires Cgil nel 2016 si attesteranno intorno alle 30.000 unità.
Questo dato abbinato al rapporto Istat sulle povertà descrive una situazione ormai drammatica.