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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Umbria, gli oltre 500 panifici costretti ad aumentare il prezzo di pane, dolci e prodotti da forno: ecco quanto. "L'alternativa è chiudere"

Negli ultimi mesi il costo della farina ha registrato aumenti di circa il 60%. Ma gli aumenti rischiano di arginare le vendite: gli importi di stipendio e pensioni fermi al palo da anni

Pasta, pane, pizze, biscotti e pasticceria varia anche in Umbria destinata a subire la terza ondata dei rincari che in molti casi non riusciranno a compensare del tutto gli aumenti subiti dai panificatori su costi dell’energia, delle materie prime e dei trasporti per via del pedurare del conflitto in Ucraina. L'annuncio porta la firma al coordinamento dei panificatori aderenti a CNA Umbria, costituito nei mesi scorsi e composto da 17 imprenditori in rappresentanza degli iscritti all’associazione e dei diversi territori della regione: Luigi Bonucci, Giorgio Cecchini, Claudio Puccetti, Francesca Galletti, Mauro Passagrilli, Doriano Cangi, Silvia Duranti, Fabio Pioppi, Davide Mela, Nazzareno Pizzoni, Piero Perella, Federico Argenti, Giuliano Latini, Giampiero Rossetti, Tiziano Brunetti e Sandro Lisarelli. In Umbria sono attivi, tra produzione e rivendita, circa 500 panifici. Senza la terza ondata si rischia il blocco dei forni e la chiusura.           

"Purtroppo l’incremento dei prezzi che ci accingiamo a varare potrebbe non essere l’ultimo se non ci saranno cambiamenti veloci degli scenari in cui ci troviamo a operare. Il protrarsi della guerra in Ucraina ha intensificato le tensioni sui prezzi di tutte le materie prime, e in particolare su quelle agricole, inserendosi in una situazione preesistente di forti speculazioni e di grandi incertezze, iniziate già prima dello scoppio del conflitto e che avevamo denunciato da tempo. Basti pensare che negli ultimi mesi il costo della farina ha registrato aumenti di circa il 60%, aggiungendosi alla scarsità di prodotti come uova, latte e derivati e ai rincari eccezionali dei costi energetici, con picchi di oltre 300 %, sia per il gas che per l’energia. Gli operatori del settore stanno vivendo lo stesso disagio dei consumatori ma non sono più in grado di sopportare i continui aumenti dei costi di produzione. – continua Bonucci -. Queste sono le ragioni che ci stanno spingendo, nel giro di pochi mesi, verso il terzo rincaro dei prezzi, sia per il pane che per la pizza, le focacce e i dolci.” Oggi il prezzo medio al chilo è di 2,80 euro per il filoncino da mezzo kg, mentre per quello da 1 kg è di 2,20 euro. L'ipotesi di aumento oscilla dai 15 ai 30 centesimi per il pane, mentre per i dolci la situazione si fa ancora più difficile e con aumenti tra i 40-60 centesimi.  Ma i panificatori come tutti gli altri sanno che all'aumento dei prezzi non corrisponde una futura vendita come in passato. Le famiglie non riescono più ad acquistare i prodotti a prezzi più alti visto che gli stipendi e le pensioni restano invece fermi da anni come potere d'acquisto

“Noi – dichiara Francesco Vestrelli, responsabile regionale di CNA Produzione – pensiamo che, per colmare le criticità strutturali del sistema di dipendenza da Paesi esteri, soprattutto sulle materie prime alimentari, si debba investire seriamente nella costruzione o nel rafforzamento delle filiere produttive locali, nella fattispecie in quella del grano duro e grano tenero; filiera all’interno della quale, oltre agli agricoltori, possono e devono giocare un ruolo di primo piano le imprese di trasformazione. Riteniamo che i tempi siano maturi perché anche la Regione assuma una posizione chiara in merito al ruolo che vuole riconoscere a queste imprese, che vogliono sapere se, nel prossimo futuro, saranno o non saranno ammesse agli incentivi a sostegno degli investimenti previsti dal nuovo Piano di sviluppo rurale (PSR), cosi come vogliono sapere con chiarezza se ci saranno incentivi all’autoproduzione dell’energia e sostegni per l’inserimento di nuovo personale. Di fronte a difficoltà crescenti è necessario che, a livello regionale, si faccia presto chiarezza anche su questo fronte perché il tempo delle decisioni non può più essere rimandato”.

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