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Umbria & Futuro, l'economia regionale seppur provata regge: altri dati positivi, sale l'occupazione, tutti i settori in cerca di personale

Il sistema umbro ha retto, meglio delle previsioni, allo tsunami del Covid ed ora stato crescendo anche a ritmi superiori al 2019

I numeri in economia sono importanti. E quelli che sta facendo registrare la piccola Umbria nella terribile fase della pandemia - si spera arrivata al suo termine - sono migliori sia delle previsioni che addirittura delle altre regioni del Centro Italia. Riassumendo si può dire che la nostra economia sta tenendo e addirittura sta ritornando a crescere. L'indice di fiducia delle imprese è migliorato rispetto al 2018, mentre la nati-mortalità ha raggiunto quest'anno i "livelli pre-Covid". Il settore turismo registra non solo un aumento delle presenze ma anche una permanenza molto più alta: ora si attesta ad almeno tre giorni, il che vuol dire un picco per accoglienza, ristorazione, musei e negozi commerciali. Il famoso calo del Pil - nel periodo pandemico del 2020 - che si doveva attestare intorno al 12 per cento non c'è stato e a livello occupazione si è verificato -1,4% per cento che risulta essere uno dei migliori dati rispetto alle altre regioni del Centro Italia.

Buone notizie arrivano anche dal Centro studi Tagliacarne e Union Camere: l'Umbria registrerebbe una perdita di valore aggiunto nel 2020 pari al 6,6 per cento infieriore a quella registrata dal Centro Italia (7.3%) e della media nazionale (7,1%). Un altro segnala importante arriva dal mercato del lavoro che è tornato ad assumere in maniera superiore anche ai livelli pre-covid: previsti 16.430 ingressi nel trimestre da settembre a novembre 2021; in forte progressione settembre 2021 sullo stesso periodo dell’anno scorso: +82,7%, pari, in valore assoluto, a 2.690 entrate al lavoro in più.

La domanda di lavoro appare composta prevalentemente dai contratti a tempo determinato con 2.970 unità, pari al 50% di tutte le entrate programmate a settembre. Seguono i Contratti a tempo indeterminato, 1.188 (il 20%), quelli di apprendistato (416, il 7%), altri contratti dipendenti (297, il 5%), contratti di somministrazione (594, il 10%), altri contratti non dipendenti (356, il 6%), contratti co.co.co. (118, il 2%). Atrainare la domanda di lavoro ci sono sicuramente i Servizi di Alloggio e Ristorazione e le attività turistiche con 1.010 entrate al lavoro programmate (il 17% del totale); segue il Commercio con 980 entrate (16,4%), i Servizi alla Persona 710 (12%), i Servizi alle Imprese con 470 nuove entrate, pari all’8%, le Costruzioni 470 (8%). Le entrate al lavoro di settembre ’21 si concentreranno per il 65% nel Settore dei Servizi e per il 68% in piccole e medie imprese, cioè quelle con meno di 50 dipendenti. Per una quota pari al 29% del totale, le assunzioni previste interesseranno giovani con meno di 30 anni, mentre l’11% sarà destinato a personale laureato.

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