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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

L'Umbria non è un Paese per Giovani, il 50% non lavora, fuga all'estero e scoraggiamento

La crisi economica, la mancanza di una visuale del futuro del sistema dell'Umbria, la globalizzazione selvaggia: sono tutte le cause della povertà che è tornata ad appestare le nostre famiglie. Chi ha lavoro è precario. Chi ha più 30 anni se ne va all'estero. Il report dell'Alleanza per lo Sviluppo

L'Umbria non è più un paese per giovani. Forse come tanti territori dell'Italia. Colpa della crisi che provoca chiusure e disoccupazioni. Colpa della mancanza - e questa è un'altra verità - di una visione del sistema Umbria che, secondo anche un noto professore come Bruno Bracalente, la politica di casa nostra non ha più elaborato in maniera organica dagli anni '90 in poi. Colpa della globalizzazione selvaggia. Tanti fattori che portano a questi dati inquietanti elaborati dalla Segreteria dell'Alleanza per Sviluppo dell'Umbria nel report "I giovani e il mondo del lavoro - Un'analisi comparativa tra 2008 e 2012".

Dando parola ai freddi numeri: nel 2012 la metà dei giovani non sono "occupati": ovvero in molti cercano lavoro o sono comunque non attivi per qualsiasi motivo. Nel dato c'è anche la categoria degli studenti che comunque non riescono a trovare un lavoretto per pagarsi gli studi come fatto dai genitori negli anni passati. Un giovane dai 15 ai 34 anni non ha un reddito proprio. Un dato che, il report, spiega sia ancora migliore di tutto il Mezzogiorno. Ma l'Umbria aveva ambizioni di economica da centro-nord. 

L'aumento della disoccupazione giovanile è dovuto soprattutto ad un incremento della disoccupazione: nel 2012, chi è alla ricerca di un lavoro in Umbria nel 55,2 per cento dei casi ha meno di 35 anni, un dato che resta il più elevato del Centro-Nord. E chi tra gli under 35 ha la fortuna di avere un lavoro è costretto a subire una precarizzazione pazzesca: "l'incremento della disoccupazione si è accompagnato ad un mantenimento della già elevata incidenza dell'occupazione precaria, che resta la principale criticità dell'Umbria, collocandosi al 32,6 per cento del totale dell'occupazione giovanile rispetto al 25,8 per cento nazionale e al 27,6 per cento del Centro".

A pagare il prezzo più alto sono stati più i ragazzi e le ragazze con bassa istruzione, dove l'Umbria registra aumenti molto significativi, così come avviene per i laureati, mentre i meno colpiti dalla crisi occupazionale in Umbria (anche in confronto con i coetanei del Centro-Nord) sono i giovani diplomati, ed in particolare quelli tra 25 e 34 anni: oltre l'80 per cento dei giovani diplomati 25-34enni lavora e solo in poche regioni (Lombardia, Trentino, Veneto ed Emilia Romagna) la situazione è migliore dell'Umbria.

Un elemento, questo, che va legato anche alla composizione dell'occupazione giovanile rispetto alla posizione professionale ricoperta. La quota di occupati in elevata posizione professionale non è mai stato un punto di forza dell'Umbria e la crisi economica non ha migliorato le cose: i giovani in posizione professionale di alto profilo, infatti, sono solo il 22,6 per cento del totale mentre la media italiana è 27,2 per cento, e tra 2008 e 2012 si registra un aumento di circa 6 punti, un andamento che si amplifica nella fascia di età 25-34 anni.

Tra coloro che non lavorano, un'attenzione particolare va dedicata al fenomeno dello "scoraggiamento", in genere sintetizzato dai cosiddetti "Neet" (né al lavoro, né a scuola o in formazione): nell'analisi si è preso in considerazione un fenomeno, quello della inattività "volontaria", un universo leggermente diverso dai "Neet", in quanto misura coloro che sono inattivi per motivi diversi da studio, malattia, inabilità, maternità o per un lavoro che sta per iniziare. L'analisi mostra un dato positivo per l'Umbria, pari all'8,4 per cento nel 2012, che risulta più elevato solo delle regioni del Nord-Ovest, dell'Emilia Romagna, del Friuli e delle Marche e che è buono soprattutto nella fascia di età 25-34 anni. Peraltro, si avvertono in Umbria segnali di un aumento più marcato della media nazionale nel 2008-2012, più concentrato nella fascia di età 15-24 anni.

Nel report manca un dato: la fuga all'estero, come negli anni 60-70, di neo-laureati o lavoratori rimasti senza occupazione. Un fenomeno che riguarda soprattutto la fascia di età tra i 25-35 anni. Per tutto questo si è chiesto da tempo un Piano per il Lavoro per l'Umbria con l'obiettivo di disegnare il futuro. Come negli anni 70 quando l'Umbria era solo uan regione povera ed isolata. E la situazione tenderà a peggiorare dato che non ci sarà più il paracadute dell'impiego pubblico che la politica umbra ha sempre abusato rispetto alla Toscana, le Marche e l'Emilia Romagna.

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