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Economia

In sei mesi abbiamo perso 12mila posti di lavoro e quel poco che resta è precario

Presentato il nuovo rapporto dell’Ires sulla situazione economica della Regione. Bravi: “Rischio deflazione e recessione”. L'Umbria continua a perdere sempre più posti di lavoro

Si continua a scendere, mese dopo mese. Nessuna ripresa sopratutto per quanto riguarda l'occupazione. Di questo sono sicuri i vertici della Cgil dell'Umbria che hanno presentato il nuovo rapporto dell’Ires sulla situazione economica della Regione. C'è stato ulteriore peggioramento del quadro con altri 3.600 posti di lavoro persi nel secondo trimestre 2014 (dopo gli 8mila e 300 andati in fumo nel primo). Ma il dato sull’occupazione, già di per sé drammatico, non è nemmeno completo: infatti non tiene contro migliaia di cassaintegrati e nemmeno di quei 630 lavoratori ex Merloni che dal 12 ottobre sono entrati a tutti gli effetti nella folta schiera dei disoccupati. 

L'andamento dell’industria manifatturiera in Umbria si caratterizza per un nuovo e inaspettato arretramento, con un indice che su base tendenziale perde l’1,7% dopo la fase di stagnazione registrata nel precedente trimestre (-0,1%). Ancora peggio fa il commercio al dettaglio (-3,3%), a dimostrazione di come quella in essere sia ormai soprattutto una crisi dei consumi, anche quelli essenziali (alimentari, sanità, etc.). 

Tornando al lavoro, un dato eclatante è quello sulla quota sempre più ridotta di occupazione stabile, a favore di forme precarie o comunque a tempo. “Chi, come il presidente Renzi, continua a predicare la necessità di flessibilizzare ancora il mercato del lavoro in Italia dovrebbe dare un’occhiata a questi dati – ha commentato il segretario regionale della Cgil Mario Bravi – perché in Umbria ormai nemmeno il 9% degli avviamenti sono a tempo indeterminato, tutto il resto ricade nella folta pletora di contratti a tempo, parasubordinati, precari e via dicendo”. 

Ecco perché la Cgil contesta radicalmente le ricette del governo, dal Jobs Act alla legge di stabilità e il 25 novembre sarà a Roma con oltre 5mila iscritti per ribadire il proprio no.  “Abbiamo anche un esempio clamoroso in casa nostra – ha concluso Bravi – come ha fatto notare la presidente della Regione, Catiuscia Marini, viviamo il paradosso di una multinazionale, la Thyssen, che a Terni riceverà un bonus di circa 7 milioni di euro dal taglio dell’Irap grazie alla manovra del governo Renzi, mentre manda a casa centinaia di lavoratori”. 

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