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LA DENUNCIA I pensionati umbri ex artigiani alla fame nel 202: perderanno "due pensioni" e da noi l'assegno medio è di 600 euro

Le analisi di CNA Umbria: serve un sostegno immediato soprattutto per i pensionati al minimo

È allarme tra i quasi 8mila pensionati aderenti a CNA Umbria per la fiammata dell’inflazione che, secondo le ultime rilevazioni di autorevoli centri studi, per l’anno in corso è prevista molto vicina al 5%. La situazione di molte famiglie di pensionati e di cittadini a basso reddito, già pesante per il permanere di tutte le criticità collegate alla pandemia, rischia di esserlo ancora di più di fronte alla crescita generalizzata dei prezzi, che potrebbe aumentare la marginalizzazione e precarizzazione delle fasce più deboli e dei pensionati al minimo.

“Con questa progressione inflattiva che, nel giro di pochi mesi, ha triplicato il suo valore, si prospetta una grave perdita del potere di acquisto delle pensioni– afferma Fabiano Coletti, presidente di Cna Pensionati Umbria -. Basti ricordare che per un lungo periodo l’inflazione è stata ferma, anzi addirittura in negativo, a causa della recessione cui il Paese ha fatto fronte dal 2008. Insomma, per i pensionati un vero e proprio salasso, che si traduce in un maggiore esborso di almeno 1.200 euro l’anno.” Il che tradotto considerando che in Umbria la pensione media è di 600 euro, tra le più basse d'Italia, vuol dire una perdita di due mensilità per chi già non riesce ad arrivar a fine mese se vive da solo. 

“CNA Pensionati Umbria – conclude Coletti - richiama il Governo ad attuare rapidamente provvedimenti mirati a mitigare il caro bollette e a garantire una maggiore vigilanza contro le speculazioni sui prezzi dei prodotti a largo consumo.”

C'è anche preoccupazione per il potenziale conflitto bellico tra Russia e Ucraina: "Siamo anche molto preoccupati per la situazione tra Russia e Ucraina, due paesi strategici per l’economia italiana: il primo in quanto maggior fornitore di gas al nostro Paese, il secondo, da sempre granaio d’Europa, perché primario esportatore verso l’Italia di grano e mais. Un conflitto avrebbe gravi conseguenze, sia umanitarie per popolazioni già provate da anni di povertà, sia economiche per l’instabilità prodotta sui mercati e il conseguente rallentamento della ripresa in atto.”

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