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Giovedì, 18 Aprile 2024
Economia

Made in Umbria, l'estate non rovente ci regalerà una ottima annata ma la crisi post-Covid...

Leggero calo della produzione. Preoccupa l’export dove il vino svolge un ruolo “traino”

La vendemmia 2020 in Umbria si attesterà intorno a 405mila ettolitri di vino e di mosto, con un calo del 5 per cento rispetto all’anno scorso (426mila ettolitri). È quanto riferisce la Coldiretti regionale sulla base delle ultime stime produttive di Ismea nel sottolineare una situazione sostanzialmente in linea con il trend previsto a livello nazionale, in calo dell’1% (-333mila ettolitri, da 47.533.000 a 47.200.000).

Già da un paio settimane ci si sta muovendo tra i circa 13mila ettari del “vigneto umbro”, caratterizzato da 21 denominazioni (Doc, Docg e Igt) che valgono alla produzione 56 milioni di euro, secondo l’ultimo Rapporto Ismea/Qualivita.  "A infondere ottimismo - ha afferma Ernesto Sportoletti produttore vitivinicolo di Spello - è comunque una vendemmia di qualità, caratterizzata da uve sane. Sul fronte del mercato interno siamo di fronte ad una ripresa anche se non a pieno ritmo; mentre l’export, specie a livello europeo e negli Stati Uniti, risente ancora della pandemia: meglio invece altri Paesi come il Giappone".

"Si prospetta un’annata interessante sul fronte della qualità delle uve, - ha  precisa Paolo Montioni imprenditore agricolo di Montefalco - anche in virtù di un’estate non particolarmente calda. Rispetto alla scorsa vendemmia probabile invece un calo a livello quantitativo". Tra i segnali positivi dell’ultimo periodo, una buona ripresa dell’enoturismo, a testimonianza dell’importanza del legame delle nostre eccellenze con l’ambiente e con le ricchezze del territorio.

La prima vendemmia in era Covid, dunque, è contrassegnata però da preoccupazioni non da poco con l’export nazionale nel mondo (nei primi cinque mesi dell’anno) che registra un calo del 4% dopo anni di segno positivo costante. Tutto questo all’interno di una situazione che vede anche le cantine umbre in difficoltà, per la chiusura durante il lockdown dei canali horeca e per il rallentamento della domanda.

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