Tabacco e crisi, Confagricoltura: "Garantire un futuro alla filiera dell'Altotevere"
Con il settore in difficoltà 2.500 lavoratori e 248 aziende a rischio solo in Umbria
Un grido di allarme che risuona da mesi quello lanciato dalle imprese (e di rimando anche dai lavoratori) della filiera tabacchicola, il cui futuro è a rischio anche in Altotevere. Un grido ora rilanciato da Confagricoltura, secondo cui occorre intervenire velocemente per dare prospettive ad un’eccellenza del “made in Italy” e ad un comparto storico del Paese che in Umbria ha da sempre il suo cuore pulsante.
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Dai dati forniti proprio da Confagricoltura la coltivazione del tabacco, concentrata in Umbria (a rischio sono circa 2.500 posti di lavoro, dalla produzione alla trasformazione), Veneto, Toscana, e Campania, dà lavoro a 50.000 addetti, per la maggioranza donne e in zone spesso difficili, a rischio abbandono e senza alternative produttive e occupazionali. Oltre 1.600 aziende (in Umbria 248 aziende) su 13 mila ettari (in Umbria 4.880) e 50 milioni di chilogrammi (in Umbria oltre 16 milioni), sono oggi il nocciolo duro di questa filiera. Il settore (l’Italia è fra i primi produttori in Europa e raggiunge quasi il 30% dell’intero totale prodotto in UE) ha mostrato segni di sofferenza a causa dei mutamenti economici del comparto, dell'aumento dei costi di produzione e di una normativa che non è riuscita ad adattarsi ai cambiamenti intercorsi.
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“La produzione del tabacco nell’Altotevere - afferma Fabio Rossi, presidente di Confagricoltura Umbria - ha creato una importante filiera caratterizzata da azioni a sostegno di sostenibilità ambientale, sociale ed economica attraverso progetti che prevedono cospicui investimenti per ricerca e innovazione, creando anche un indotto importante legato alla logistica, alla meccanica e ai servizi finanziari, con ricadute sociali positive anche sul versante dell’occupazione, grazie anche all’impiego di manodopera migrante perfettamente integrata. Siamo quindi di fronte a un settore che, nonostante la contrazione dei volumi prodotti negli ultimi anni, ha saputo mantenere la sua vitalità, facendo della sostenibilità, della qualità e dell’aggregazione i propri punti di forza. E il comparto ha ora bisogno di maggiori tutele e sicurezze dal punto di vista della sostenibilità economica, che necessitano di impegni dalla durata pluriennale”.
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Anche per questo motivo Confagricoltura Umbria auspica che sia convocato quanto prima, dopo il rinvio di una settimana fa e come già sollecitato dall’assessore regionale alle politiche agricole Roberto Morroni, il tavolo nazionale sul tabacco con il Ministero istituito per approfondire le criticità del settore tabacchicolo e per ricercare tutte le possibili soluzioni di livello istituzionale. Per Confagricoltura, infatti, è necessario e non più rinviabile salvaguardare e dare slancio al settore, per il ruolo importante nell’economia locale e nell’eccellenza tecnologica del Paese, garantendo le necessarie condizioni di minima sostenibilità economico-finanziaria attraverso rapide e adeguate scelte politiche.
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Ed infine, per Confagricoltura è necessario concordare con le manifatture una programmazione degli acquisti di lungo periodo, rilanciare con il Mipaaf i programmi di acquisto e rinnovare gli accordi, assicurando economicità per le imprese ed il rafforzamento della filiera e dell’indotto. In questo senso, ricorda ancora Confagricoltura, un ruolo importante lo ha svolto ISMEA, che su richiesta dell’assessore Morroni e degli altri assessori regionali (Veneto, Toscana, e Campania), ha rilevato i costi di produzione del tabacco grezzo Bright Umbria per la campagna 2020 e 2021 e sta lavorando anche sui costi di produzione di tabacco Bright Veneto e Burley Campania.