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La "grande crisi", Camusso: "Serve un Governo per il lavoro e la giustizia sociale"

Le criticità del mondo del lavoro umbro sono state testimoniati dai lavoratori all'assemblea della Cgil alla Sala dei Notari di Perugia dove ha lanciato un Piano per il lavoro la segretaria nazionale Susanna Camusso

Ha chiuso l'iniziativa della Cgil, dopo tanti interventi di lavoratrici e lavoratori da tutta l'Umbria, in una Sala dei Notari completamente gremita, il segretario Sussana Camusso ha invitato tutti alla riflessione: “Dove è arrivato davvero il nostro Paese? Dove è arrivato con i toni sempre sopra le righe e con le urla e lo scherno contro il lavoro pubblico, seguito poi dai tagli ai fondi delle amministrazioni locali e dei servizi?”. E' un Paese rotto, il nostro, da ricostruire dalle fondamenta, appunto, dice Susanna Camusso. Un Paese in cui “i lavoratori diventano colpevoli di questo senso generale di disgregazione delle istituzioni”. E quello che preoccupa di più, a due settimane da quel giorno di follia, è il “silenzio di troppi”, rotto soltanto dalle organizzazioni sindacali e dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, cui Camusso riconosce il merito di aver “denunciato l'odio di cui il lavoro pubblico è diventato oggetto”.

E allora, forse anche la Cgil – osserva Camusso – deve interrogarsi ancora su “quanto in profondità si sia frantumata la solidarietà tra lavoratori”, dopo 20 anni di “crescita straordinaria delle diseguaglianze”, imposta da una “finanziarizzazione senza regole dell'economia”. Il Piano del lavoro è la risposta che la Cgil prova a indicare in questo contesto. Camusso lo ha detto prendendo a riferimento gli interventi dei tanti lavoratori che l'hanno preceduta. Delegati e rappresentanti delle più importanti realtà industriali dell'Umbria, Ast (“straordinario patrimonio industriale del Paese che va difeso”), Polo Chimico, Perugina, Colacem, ma anche del Sistema Creditizio, della Web Red Servizi, delle telecomunicazioni, del pubblico impiego, del commercio, oltre, naturalmente, alla voce dei pensionati.

Ricostruire dalle fondamenta, dunque, cioè ripartire dalla Costituzione, dai diritti di cittadinanza, dall'istruzione (“alzando subito l'obbligo scolastico e finanziando il diritto allo studio”), dalle amministrazioni pubbliche che quei diritti garantiscono: questa è la via indicata dalla Cgil. Anche in Europa, perché, ha detto Camusso, “o si cambia strada, o il sogno europeo è infranto”.

“Insomma, il sindacato una cosa la deve dire – ha concluso il segretario della Cgil nazionale – certamente la politica va riformata, certamente occorre tagliare costi, sprechi, privilegi, ma chi ha la responsabilità di dare un guida al Paese deve occuparsi della redistribuzione del reddito, del lavoro, della giustizia sociale, ricucendo quel rapporto di fiducia chesi oggi è reciso, con una generazione che si sente interamente tradita”. I numeri li ha sottolineati invece nel suo intervento di apertura, Mario Bravi, segretario generale della Cgil dell'Umbria: negli ultimi tre anni si sono persi 28mila posti di lavoro, ci sono 14mila cassaintegrati a zero ore, la contrazione dei consumi è fortissima e così quella del Pil. In questo contesto drammatico, ha aggiunto Bravi, "il voto degli umbri e degli italiani parla anche a noi, alla Cgil. È evidente che c'è un paese che cova rabbia e disillusione, frutto delle scelte inaccettabili delle classi dirigenti degli ultimi anni. C'è dunque una forte esigenza di cambiamento - ha aggiunto Bravi - e il rischio evidente di ingovernabilità che abbiamo difronte, moltiplica i problemi drammatici che sta vivendo il Paese".

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