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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Super Bonus, tanti cantieri rischiano di saltare. Cna contro Governo e Banche: a rischio 500 aziende e migliaia di posti di lavoro

CNA preme sui parlamentari per un intervento straordinario del Governo che sblocchi la cessione del credito per i cantieri già conclusi o avviati

Da grande prospettiva di rilancio economico, e soprattutto in grado di ridare ossigeno al settore edile, a vero e proprio incubo per imprese, operati e famiglie: il super bonus 110, secondo una indagine Cna, potrebbe provocare uno tsunami se non si bloccano fondi e garanzie per i cantieri già avviati e che ora rischiano di chiudere ma senza aver completato le opere di restauro e di miglioramento energetico. A rischio, solo per l'Umbria,  circa 500 imprese delle costruzioni e 2.500 posti di lavoro.

“Sono mesi che denunciamo questo rischio e in questi giorni le imprese stanno concretamente ricevendo lettere dalle banche – afferma Pasquale Trottolini, responsabile di CNA Costruzioni Umbria -. Non c’è più tempo da perdere. Dopo l’approvazione della legge di Bilancio 2022 che confermava la possibilità di effettuare lo sconto in fattura e di cedere i crediti fiscali agli intermediari finanziari, le domande presentate all’Enea sono aumentate dell’80%. Basti pensare – aggiunge Trottolini - che in Umbria sono passate dalle 1.586 di fine 2021 alle attuali 2.872. Parliamo di un valore economico di 535 milioni di euro, di cui solo il 70% concluso, mentre altri 200milioni restano tuttora appesi.”

Le domande presentate a livello regionale sono relative a 1.431 abitazioni unifamiliari e 849 cosiddette unità immobiliari funzionalmente indipendenti, con investimenti rispettivamente di 161milioni e 85milioni di euro, mentre 592 sono riferite a condomini, un numero pari a poco più del 20% delle pratiche ma con investimenti previsti che cubano per oltre la metà del totale.

“La stretta sulla cessione del credito obbligherà tante imprese a portare i libri contabili in tribunale perché, dopo aver concesso lo sconto in fattura, oggi si trovano con crediti che, a lavori ormai conclusi, non sono più in grado di cedere. Ma ci sono anche imprese che, pur non avendo applicato lo sconto in fattura, stentano a farsi pagare da privati che, a loro volta, avevano messo mano alla riqualificazione energetica e sismica dei propri immobili facendo conto sulla possibilità di cedere il credito agli intermediari finanziari, soprattutto banche, e oggi non possono più farlo.”

Le imprese umbre del settore Costruzioni (edili e impiantisti) sono circa 11mila, di cui quasi il 70% composto da ditte individuali poco patrimonializzate e a rischio di forte indebitamento per la mancanza di pagamenti di commesse già concluse.

“Questo non potrà non avere effetti sul rating d’impresa e quindi sulla possibilità di accedere al credito bancario, i cui costi, peraltro, stanno salendo velocemente spinti dall’inflazione e dal rialzo dello spread" – ha concluso Trottolini - "E questo è un autentico paradosso per imprese che, sulla carta, sono piene di commesse. Il Governo e il Parlamento non possono permettere che si verifichi un corto circuito di questo tipo. I dati dimostrano che il sistema dei bonus e la possibilità di cessione dei crediti rappresentano misure anticicliche che hanno permesso di aumentare il Pil, facendo fronte alla crisi pandemica e, ora, anche a quella provocata dal conflitto in corso. Ma sono anche misure utili e necessarie a riqualificare il patrimonio immobiliare. Li si vuole rimettere in discussione? Va bene, ma solo dopo aver sanato le situazioni pregresse, garantendo la chiusura dei cantieri già conclusi o avviati e la messa in sicurezza delle imprese delle Costruzioni. Sempre che la tenuta del sistema, la sostenibilità e il New Green Deal continuino ad essere una priorità per il Paese”

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