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Economia: presentato il nuovo 'Rapporto Economico Sociale' per l'Umbria

L'Agenzia Umbria Ricerche ha presentato stamane nella sala dei Notari il rapporto 2012-13 sugli scenari e le tendenze che vive la nostra regione nel contesto di crisi e di nuova globalizzazione

La crisi economica cominciata nel 2008 ha creato profondi cambiamenti alla società e sarà quasi impossibile ritornare al vecchio mondo e così diventa indispensabile pensare al futuro con idee nuove, partendo proprio dai dati che meglio raccontano il cambiamento. Il Rapporto Economico e Sociale 2012-2013 sull'Umbria presentato stamane dall'Agenzia Umbra Ricerche nella sala dei Notari è il completamento di questo lavoro d'analisi, la chiusura ciclo di studi che i ricercatori hanno intitolato 'L'Umbria tra crisi e nuova globalizzazione', presenti inoltre il Sindaco di Perugia Wladimiro Boccali e la presidente della regione Catiuscia Marini.

Diversi e complessi i punti affrontati da questa ricerca, è stato prodotto un volume di 570 pagine, che verrà discusso in diversi appuntamenti su tutto il territorio regionale. Si è partiti da un'analisi dei caratteri e delle tendenze del modello produttivo territoriale, per poi addentrarsi nei rapporti delle imprese umbre con l'internalizzazione. Vari sono stati i professori che hanno lavorato allo studio, un capitolo è stato poi dedicato al turismo, dal suo ruolo cardine per l'economia regionale, alle sue infrestrutture e alle difficoltà di connessione tra pubblico e privato. Una parte del rappoto è interamente dedicato all'analisi del credito e del sostegno alle imprese, alle dimensioni del mercato interno, alla consistenza e impatto del terzario e dei cambiamenti sociali.

Questa crisi insomma, ci racconta di un’Umbria che perde mediamente l’1,7% di Pil reale all’anno; nello stesso periodo fanno peggio soltanto Molise, Campania, Sicilia, Calabria, Basilicata, Con un'economia regionale che subisce il colpo peggiore dal forte calo della domanda proveniente dalle famiglie e dalla domanda interna in generale. Dal 2008 al 2011 la spesa reale per consumi finali delle famiglie ha registrato una contrazione media annua di -1,4%. L’anno più critico è stato il 2011, quando la spesa per domanda finale privata in Umbria è continuata a calare in un contesto di lieve ripresa generalizzata.

Detto questo, è proprio il mercato interno, fondamentale per l'economia regionale, che fa segnare una crisi ancora più profonda rispetto a regioni vicine e simili alla nostra come Marche o Toscana. Uno dei motivi è dato da un calo dei redditi che non si manifestava in Umbria dal 1995, nel 2011 infatti c'è stato un calo che ha portato i redditi regionali al di sotto delle medie nazionali, fattore che ha portato ad una riduzione di consumi e ad una crsi generalizzata del sistema. Anche la produzione scende e dal 2008 le unità di lavoro standard sono scese per quattro anni consecutivi, tanto che bisogna risalire al 2003 per ritrovare un ammontare di unità lavorative inferiore alle 370.900 del 2011. Scende il Pil pro-capite e cala l'industria maifatturiera che resta sempre locomotiva regionale.

Da molto tempo in Umbria è in corso un processo di frammentazione delle unità produttive più intenso di quello medio nazionale e si è inoltre allargato il solco tra le due province, con Perugia che conserva la propria vocazione manifatturiera al contrario di Terni, dove non accenna ad arrestarsi il processo di deindustrializzazione.

Come ha prcisato il Sindco Boccali intervenuto nella presentazione, sarà importante attuare il cambiamento anche e soprattutto a livello culturale: "C'è nuovo bisogno di ritrovare nuove strade. Non sarà più come prima non possiamo pensare di tornare come eravamo, ma dobbiamo guardare avanti, - ha precisato il sindaco - attraverso una politica fiscale nuova e più equa, uscendo definitivamente dalle logice del solo campo umbro, dobbiamo allargare gli orizzonti e i mercati, dobbiamo far crescere la qualità delle risposte che mettiamo in campo. Con la normalità e cioè con l'esigenza di una vita dignitosa con al primo posto il lavoro, necessità di riforme radicali coi come per le istituzioni e per la società".

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