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L'INTERVENTO Perugina, Carla Spagnoli: "La solita retorica trionfalistica"

Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di Carla Spagnoli, presidente del Movimento per Perugia, sulle nuove produzioni Nestlé alla Perugina di San Sisto

Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di Carla Spagnoli, presidente del Movimento per Perugia, sulle nuove produzioni Nestlé alla Perugina di San Sisto. 

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Ritorniamo a parlare di Perugina. Recentemente i vertici Nestlè hanno presentato due nuove linee produttive per San Sisto: quella dei Kit-Kat a forma di coniglio e quella dei “Granellati” in quattro versioni. A detta del management Nestlè, questi prodotti porteranno 1250 tonnellate di volumi produttivi in più all’anno e impiegheranno tutti i 613 dipendenti attuali della Perugina, affiancati dagli stagionali. Tanto è bastato per sentir parlare di Perugina come “Hub internazionale del cioccolato”, “polo produttivo di eccellenza” e persino di “futuro rosa” per i dipendenti!!! Ci si è dimenticati in fretta dei 146 lavoratori “incentivati” all’esodo e costretti a lasciare lo stabilimento o dei 172 dipendenti che hanno visto il proprio contratto passare da full time a part time verticale di sei mesi a tempo indeterminato: cosa c’è di roseo in tutto questo?

Si festeggia forse per i 613 lavoratori e per un centinaio di stagionali? Ricordiamo che fino a due anni fa i dipendenti allo stabilimento di San Sisto erano circa 880 e, prima dell’arrivo della multinazionale svizzera, addirittura 4000… Per quanto riguarda i volumi produttivi le 1250 tonnellate annunciate si sommano alle 21.000 tonnellate previste nel Piano Industriale.

Peccato però che fino al 2015 la produzione a San Sisto non era mai scesa sotto le 25.000 tonnellate e fino a pochi anni fa le tonnellate erano circa 30.000! Dove sta allora il tanto sbandierato rilancio della Perugina? Sia chiaro, ben venga la produzione a Perugia di nuovi prodotti, ben vengano i Granellati e i Kit-Kat, ci mancherebbe altro: ma di qui a parlare di autentico rilancio della Perugina, francamente, ce ne vuole.

Non dimentichiamo la scelta, inspiegabile, di cedere prodotti come le caramelle e i biscotti Perugina che sembrava non avessero un mercato di sbocco e invece sono tornati a vita nuova. Basta vedere la comunicazione intorno alla “Rossana”, acquistata dalla Fida e oggi pubblicizzata persino in prima serata sui principali canali nazionali… Non ricordavamo più, a memoria d’uomo, l’ultimo passaggio televisivo di uno spot sulle “Rossana” Perugina, ora invece tutti la cercano, tutti la trovano.

Per quanto riguarda i nuovi volumi produttivi, ancora sentiamo parlare di ipotetiche nuove assunzioni e di maggiore occupazione: ma quale aumento di lavoro. Prodotti fortemente automizzati come i coniglietti Kit-Kat cosa porteranno in termini di lavoro? Quanti operai potranno mai impiegare? E le nuove lastrine “Mini Nero” quante ore di lavoro potranno portare…? Parliamo di prodotti semplici, ben diversi dagli storici cioccolatini elaborati della Perugina che reggevano un mondo di confezionamento, di mercato e di fatturati. E che dire delle scatole di cioccolatini “Perugina” chiamate “Dolci Scoperte”? Ci risulta che la scatola “Dolci Scoperte” non contenga cioccolatini prodotti nella fabbrica di San Sisto ma fatti altrove! E che ne è stato degli altri cioccolatini Perugina? Da quest’anno, in piena sintonia con il “rilancio” del marchio, gli storici “Tre Re”, “Dimmi di Sì” e Gianduiotti sono stati dismessi, aggiungendosi alla lunga lista di prodotti cancellati come le “Cinzia”, i cremini, le “Pomona”, il torrone “Nigro” eccetera. E questo sarebbe il rilancio della Perugina…? A proposito: quali frutti ha portato la politica “Export” dei Baci? Come sono stati impiegati gli investimenti…? Il sogno dei «Baci in tutto il mondo», che peraltro ha giustificato lo smantellamento dei settori caramelle e biscotti, è stato realizzato…?

In tutto questo i sindacati continuano ad essere “non pervenuti” e si guardano bene dal fare proprie le domande che ho posto io… Anzi, dal “solito” Michele Greco della Flai-Cgil è arrivata l’ennesima “santificazione” dell’operato dell’azienda. Ma si sa, la poltrona piace sempre ed è meglio un posto ad un tavolo di trattativa, anziché un posto da operaio part-time a 700 euro al mese… E chi se ne frega degli operai, tanto qualche nuovo e meno tutelato stagionale ci sarà pur sempre.

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