rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Coronavirus, 48 ore dopo il decreto anti-contagio: cinema aperti ma con meno posti, negozi in ferie forzate, centro e bus vuoti

L'Inviato Cittadino ha verificato in alcuni quartieri e nell'acropoli gli effetti collaterali (danni economici ingenti) dopo le decisioni prese per arginare la diffusione del virus

Commercianti sull’orlo di una crisi di nervi e acropoli a un passo dal baratro. Sebbene le misure urgenti in tema di limitazione del contagio siano unanimemente condivise. “Dove si vacillava – dice un operatore del centro – ora si perde sangue a bacinelle”. E non è il solito lagno dei commercianti. I quali, in occasione dello sbaracco, hanno invece espresso piena e unanime soddisfazione per i risultati in termini di afflusso e di incassi. Il fatto è che basta fare un giro e si vede il disastro: necessario, ma non per questo meno bruciante. Tutto rinviato: un prezzo da pagare alla sicurezza. Meglio: alla speranza che il contagio venga arginato o almeno non si espanda a macchia d’olio.

Già da qualche giorno si aveva sentore della crisi. Tanto che i locali – in primis i cinema – stavano aperti come forma di testimonianza, ma rimettevano soldi. L’inviato Cittadino, cinefilo incallito, lo aveva verificato nelle ultime sere. Con due o tre spettatori in tutto nelle sale semideserte. Giunge, in proposito, una nota relativa alle scelte effettuate dagli esercenti delle sale cinematografiche umbre. 

Recita: “Preso atto dei contenuti del DPCM 04/03/2020, i cinema umbri hanno deciso, di comune accordo, di  garantire l'apertura delle proprie sale. Rispettando quanto indicato nel decreto governativo, si è ridotta la capienza delle sale per garantire la distanza di almeno un metro tra gli spettatori. Vista la minore capacità delle sale, suggeriamo di acquistare i biglietti on line e di collaborare nell'osservazione dei costumi suggeriti per garantire a tutti una piacevole e duratura esperienza cinematografica”. Chissà come risponderà il pubblico!

In centro, parcheggi con presenze ridotte all’ecce homo. Mezzi pubblici rarefatti: i buxi, da domani 7 marzo al 14, adottano l’orario non-scolastico, ossia riducono le corse. Andare in centro risulterà, pertanto, ancora più difficile. Ristoranti in crisi. In specie quelli cinesi ma anche molti gestiti da italiani. Alcuni hanno adottato la scelta di chiudere “per ferie”. C’è chi ha spiegato, in qualche modo, la scelta, legandola al coronavirus. Chi invece, come uno alla Pesa, chiude al servizio nel locale (“fino a data da definire”), ma continua il takeaway/asporto con ritiro in negozio.

Anche alcuni empori gestiti da orientali, ormai privi di clienti, hanno deciso di mettere il cartello “chiuso per ferie”. Una vera e propria smobilitazione, cui va riconosciuta una encomiabile sensibilità sociale. Tra poco, quel cartello poterebbe essere esteso a tanti esercizi non cinesi, ormai privi di clienti.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Coronavirus, 48 ore dopo il decreto anti-contagio: cinema aperti ma con meno posti, negozi in ferie forzate, centro e bus vuoti

PerugiaToday è in caricamento