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Economia San Sisto

Perugina, gli operai hanno un piano industriale: "Rilanciare la Rossana, più la produzione di caffè"

E' andato in scena l’incontro “Perugina: un bene comune... un futuro da costruire”, organizzato mercoledì 11 marzo, in una splendida sala del centro storico di Perugia, da Cgil, Cisl e Uil, insieme alle categorie Flai, Fai e Uila e alla Rsu Perugina


In attesa del Piano industriale della Nlestlè per rilanciare la Perugina di San Sisto - dipendenti con il contratto di solidarietà dopo il calo della produzione e la previsione di 210 esuberi - le Rsu hanno lanciato la loro proposta salva-stabilimento e salva-produzione. Come anticipato da Perugiatoday.it nelle settimane scorse l'elemento chiave è quello del caffè in capsule che è registrato sotto il marchio Nespresso. 

La miscela pubblicizzata a livello mondiale dall'attore Clooney. Portare la produzione di caffè a San Sisto vorrebbe dire rafforzare il brande del caffè dato che è l'Italia la patria dell'espresso e del cappuccino. I competitor, come ribadito dai sindacati, stanno proprio investendo in Italia per la produzione di caffè di qualità.

 Basti pensare che Nespresso Italia ha un introito l'anno poco superiore ai 250 milioni di euro.L'altra parte del rilancio, seppur di minore impatto economico, riguarda la vendita all'estero dei Baci perugina, il rilancio delle caramelle storiche - ora sempre meno vendute anche per via di un marketing inesistente - la Rossana, gli Spicchi (arancia e limore) e la caramella alla menta. Passare dal classico Ore Liete - i biscotti - a prodotti più in linea con il mercato e che ben si sposano con la produzione di cioccolato fatta a San Sisto. Ora il piano sarà passato alla Nestlè a cui spetta l'ultima parola. 

“Ci siamo posti l’obiettivo ambizioso di immaginare come, in un mercato difficile come quello del cioccolato ed in una situazione di crisi come quella attuale, si possa chiedere anche ad una multinazionale come la Nestlè di credere ed investire nel nostro paese”, ha spiegato nella relazione di apertura Luca Turcheria, coordinatore della Rsu Perugina. Prima di tutto la Perugina non può essere una “fabbrica monoprodotto”. Non basta il Bacio, dunque, 
perché, nonostante la sua grande forza internazionale, è un prodotto da solo “incapace di sostenere i livelli occupazionali che oggi conosciamo”. 

I sindacati hanno denunciato il “lento ma costante calo dei volumi produttivi” degli ultimi anni, fino a rendere necessario il ricorso agli ammortizzatori sociali. Nel 2014 e nel 2015 poi la situazione è ulteriormente peggiorata, con la produzione che quest’anno dovrebbe scendere a circa 24.500 tonnellate, dato più basso di sempre per la fabbrica di cioccolata, con la conseguente dichiarazione da parte di Nestlè di 210 esuberi".

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