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Martedì, 16 Aprile 2024
Economia

Nomine & Poltrone - Giorgio Mencaroni confermato alla guida di Confcommercio Umbria

I dati delle attività nella regione, le priorità dell'associazione per fa ripartire il settore

Giorgio Mencaroni è stato confermato alla guida di Confcommercio regionale. Così si è chiuso l’incontro organizzato alla Sala dei Notari di Perugia sul tema Imprese Futuro Umbria: La forza delle Imprese per costruire insieme il futuro dell’Umbria.

 L’Assemblea dei delegati ha anche eletto il nuovo consiglio direttivo, che ora è composto da Aldo Amoni, Massimiliano Baccari, Tommaso Barbanera, Michele Biselli, Francesco Botondi, Andrea Cantarelli, Vincenzo Di Santi, Fabio Dominici, Marco Fantauzzi, Simone Fittuccia, Mauro Fortini, Fabrizio Fucile, Nunzia Frustagatti, Giulio Guglielmi, Ivana Jelinic, Stefano Leoni, Stefano Lupi, Lucio Lupini, Damocle Magrelli, Sergio Mercuri, Marco Montecucco, Roberto Palazzetti, Simone Pastorelli, Aurelio Pucci, Chiara Pucciarini, Luca Radi, Andrea Tattini, Samuele Tognaccioli.

Al confronto sul futuro dell’Umbria, che ha preceduto l’Assemblea elettiva, hanno preso parte anche il presidente nazionale di Confcommercio Carlo Sangalli, la presidente della giunta regionale dell’Umbria Donatella Tesei, l’assessore regionale Michele Fioroni.

“I servizi dell’area Confcommercio – ha sottolineato il presidente Mencaroni - rappresentano in Umbria il 48,9% sul totale delle imprese attive; producono il 43,2% del valore aggiunto. Occorre reagire alla crescita tiepida stimata per l’anno in corso per l’Umbria (+0,8%), dando risposte alle imprese su tanti fronti: infrastrutture, accesso al credito, formazione delle risorse umane, allentamento della pressione di tasse e imposte, nel senso di una maggiore equità, semplificazione, stabilità, certezza di norme ed adempimenti”.

Ma occorre anche sperimentare percorsi nuovi e Confcommercio Umbria, con l’intervento del presidente Giorgio Mencaroni, ne ha indicati tre. Il primo riguarda la città di Perugia, che sarà coinvolta in un progetto nazionale di Confcommercio per la rigenerazione urbana, assieme a pochissimi altri centri in Italia.

Questo progetto considera le città come laboratori del cambiamento e si propone come piattaforma di conoscenza multidisciplinare per migliorare i centri urbani e sostenere le economie di prossimità, che anche in Umbria sono a rischio. Perugia sarà quindi uno dei cantieri d’innovazione urbana immaginati da Confcommercio.

Il secondo percorso può essere sperimentato in uno dei borghi dell’Umbria, che dovrà essere dotato di tutti i servizi in grado di attrarre quanti, sempre più spesso, sono oggi alla ricerca di una migliore qualità della vita e di condizioni di lavoro sostenibili. Un modello sul quale investire per un dato tempo, finché non si reggerà sulle proprie gambe perché la comunità è cresciuta, e da riproporre altrove.

Confcommercio propone, come terzo percorso, di trasformare un territorio con caratteristiche omogenee, ad esempio il Trasimeno, in un’area a Impatto Zero. “I temi ambientali, della sostenibilità e della responsabilità sociale delle imprese si fanno sempre più strada”, commenta il presidente di Confcommercio Giorgio Mencaroni, “e il nostro territorio si può prestare anche a questo tipo di sperimentazione, che deve convintamente coinvolgere tutti i settori, tutte le imprese, le amministrazioni e gli enti locali, il sistema dei servizi, i singoli cittadini.  Obiettivo non è solo lo sviluppo del turismo sotto la bandiera dell’Impatto Zero, ma di tutti i settori chiamati a sviluppare nuovi prodotti e servizi in coerenza, anche grazie alle risorse del PNRR”.

Nel corso dell’incontro, introdotto dalla vicepresidente di Confcommercio Umbria Chiara Pucciarini e dalla presidente di Confcommercio Perugia Ivana Jelinic, con il contributo di Simone Pastorelli, membro del Consiglio direttivo, che ha svolto il ruolo di chairman, si sono succeduti gli interventi del vicepresidente di Confcommercio Umbria Andrea Tattini, del presidente di Federalberghi Umbria Simone Fittuccia, di Roberto Palazzetti, membro di Giunta Confcommercio Umbria, che hanno sintetizzato le priorità per le imprese sul fronte del commercio, turismo, innovazione.

LE PRIORITA’ PER SETTORI SECONDO CONFCOMMERCIO UMBRIA

Per quanto riguarda il commercio, è prioritario "Portare a compimento con la massima rapidità il Testo Unico del commercio in cui convivano tanto il governo del settore quanto lo sviluppo e il rilancio. In particolare Confcommercio chiede che i cosiddetti motivi imperativi di interesse generale passino da meri principi, come sono ora, a criteri soglia veri e propri per dare alle Amministrazioni comunali regole certe di autorizzazione; occorrerà anche inserire norme che tendano al rilancio del settore attraverso la digitalizzazione e innovazione dei format, la crescita del capitale umano e il sostegno alle transizioni".

Le imprese commerciali umbre "hanno bisogno di essere sostenute nei processi di patrimonializzazione con un meccanismo finanziario che agevoli al massimo questo obiettivo: attraverso la concessione sia di garanzie verso il sistema bancario sia di contributi in conto interesse che abbattano quasi del tutto il tasso per prestiti finalizzati al rafforzamento del capitale aziendale. Tale strumento, benché sia richiesto da tutto il mondo delle micro e piccole imprese a prescindere dal comparto, dovrebbe prevedere una riserva in favore del settore distributivo di minori dimensioni onde agevolarne la resilienza e la crescita competitiva".

Le imprese del commercio hanno infine bisogno di un serio riposizionamento tanto gestionale quanto dimensionale e sul mercato. Vanno aiutate attraverso formazione e affiancamento one to one nei processi di transizione digitale e ambientale, nell’ottimizzazione dei processi di gestione interna, nella relazione con gli istituti di credito per la gestione degli aspetti finanziari.

Per quanto riguarda il settore Turismo, per Confcommercio serve "modificare ed aggiornare entro il 2023 la legge regionale in materia di turismo, tenendo in particolare considerazione la lotta all’abusivismo e alla concorrenza sleale e il potenziamento ed efficientamento del sistema dei controlli".

E ancora: "Creare un Dmo (Destination Management Organization) regionale, ovvero mettere insieme attori pubblici e privati per la definizione di strategie volte alla creazione, valorizzazione, promozione e commercializzazione di prodotti turistici creati su due principali asset della nostra Regione: i tematismi (Enogastronomia – Natura e outdoor - Arte e Cultura – Wellness) ed i territori, tra loro sinergici ed interscambiabili. Rinnovare l’impegno comune pubblico/privato per una complessiva riqualificazione dell’offerta turistica che metta le imprese nelle condizioni di agire ed intervenire attraverso meccanismi di accesso al credito in linea con le caratteristiche imprenditoriali della nostra realtà regionale"

Serve poi, per l'associazione, recuperare sul mercato internazionale delle performance ante Covid (anno 2019), attraverso una programmazione congiunta delle azioni di promozione e commercializzazione necessarie, con l’obiettivo di portare questo segmento almeno al 50% sul totale.

Innovazione  

Poiché l’innovazione è tecnologia unita alla trasformazione organizzativa, l’Umbria deve essere tra i primi territori in Italia a connettere in un ecosistema tutti gli attori che in questa regione parlano di innovazione, partendo dalla Regione  e dalle sue in-house, passando per i digital innovation hub delle associazioni di categoria,  per le Università e fino alle imprese Ict, perché in un mondo così veloce e così complesso non si può pensare che ognuno affronti questi cambiamenti a compartimenti stagni.

Per avere un’Umbria ultra digitale, bisogna puntare ad un settore ICT forte, che possa crescere non solo per modelli di acquisizione ma anche per modelli di aggregazione: bene gli incentivi per le startup, ma servono anche politiche di incentivi per la crescita dimensionale delle imprese.

Un settore ICT forte ha necessità di forza lavoro con competenze alte, che possono far tornare anche “i cervelli in fuga”. Inoltre il settore ICT non ha bisogno di immobili nuovi, ma può essere un rigeneratore urbano, per trasformare i nostri borghi in un mix di vivibilità ed innovazione. Ripopoliamo i nostri borghi con imprese ICT: la qualità della vita è uno degli indicatori maggiori quando le persone scelgono un lavoro. Quello che per anni per l’Umbria è stato un limite oggi potrebbe essere un’opportunità: borghi storici con attività digitali che creano il giusto work life balance.

I DATI DELL’UMBRIA

Negli ultimi due anni, il commercio al dettaglio ha perso in Umbria il 4,2% delle imprese attive; i trasporti e il magazzinaggio addirittura il 5,4% (Ufficio Studi di Confcommercio su dati Istat).

Le imprese dell’area Confcommercio hanno comunque complessivamente retto, con un seppur debolissimo +0,4%. Queste imprese continuano ad essere una fetta decisiva nell’economia regionale.

Nel 2022 i servizi dell’area Confcommercio rappresentavano infatti il 48,9% sul totale delle imprese attive, al netto degli altri servizi: amministrazione pubblica e difesa, istruzione e sanità. Nel 2020, queste imprese hanno prodotto ben il 43,2% del valore aggiunto.

Le imprese del terziario, nonostante tutto, hanno dimostrato in questi anni una notevole capacità di resilienza, pur in condizioni durissime.

Dopo il crollo del 2020 (-10,2%), nel 2021 i consumi in Umbria sono andati meglio della media nazionale (+5,6 vs +5,3).

Stessa dinamica per quanto riguarda il PIL, che dopo lo shock del 2020 (-10%), nel 2021 ha segnato un +7,1% contro una media nazionale del 6,7%.

Dati quasi da “miracolo economico”, visto che la regione segnava performance deludenti ben prima dell’emergenza sanitaria: dal 1996 al 2019 la crescita del PIL in Umbria è stata di appena lo 0,8%, mentre la media italiana era del 15,3% e quella delle regioni del Centro addirittura del 16,4%.

Le stime di Confcommercio dicono che, a conti fatti, il PIL dell’Umbria sarà cresciuto nel 2022 del 4,9%, contro una media italiana del 5,6%.

Mentre si stima un riallineamento al ribasso per il 2023, con un +0,8 di crescita del PIL (+0,7, la media italiana) interpretato da Confcommercio come una “recessione mite”. Che bisogna cercare comunque di contrastare per costruire un nuovo periodo di sviluppo, utilizzando tutti i mezzi possibili e in primo luogo le risorse del Pnrr

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